Uno Bianca, la madre della vittima: «Nessuna pietà per l’assassino di mio figlio»

27 Ago 2015 8:55 - di Roberto Mariotti

«Nessun perdono, nessuna pietà» per chi ha «strappato a due genitori il bene più prezioso che hanno: un figlio». E i giudici chiamati a decidere sui benefici carcerari agli assassini della Uno Bianca «pensino al nostro dolore, che ci accompagna ogni ora del giorno, tutti i giorni». Anna Maria Stefanini – madre di Otello, carabiniere ucciso a Bologna dalla banda – è «indignata» per la richiesta di Marino Occhipinti di chiedere uno sconto di pena.

 Uno Bianca, le parole della mamma

Occhipinti – ex poliziotto della squadra mobile di Bologna, all’ergastolo per un omicidio commesso durante una rapina dalla Banda della Uno Bianca – è in semilibertà a Padova «e quello che ha ottenuto – dice la donna in un’intervista di Vincenzo Sinapi all’Ansa – è già moltissimo: esce dal carcere la mattina, rientra la sera. Potrà rifarsi una vita. Ma a mio figlio la vita chi la ridà?».

«Si giustifica dicendo che ha ucciso una persona sola: però se avesse parlato, se solo avesse mandato una lettera anonima quante persone si sarebbero salvate? Tante, tantissime – dice Anna Maria Stefanini – e tra loro anche mio figlio e i suoi colleghi», Andrea Moneta, di Roma come Otello, e Mauro Mitilini, di Casoria. «Dei giovani che avevano tutta la vita davanti, 64 anni in tre. Mio figlio – continua la mamma di Otello – aveva 22 anni e tre mesi. Da quel giorno tutto è cambiato. Per il dolore mio marito ha avuto quattro ictus e ora è invalido al cento per cento. Io sono 25 anni che vado a portare i fiori sulla tomba di un sogno di figlio. E non è vero che il tempo guarisce tutto. Anzi, più il tempo passa peggio è. Niente è più come prima. Per me, come per i familiari delle altre vittime. Con quale coraggio allora questi signori, che nelle loro scorribande hanno ucciso 24 persone e ne hanno ferite 103, alcune delle quali in modo gravissimo, vengono a chiedere pietà a noi quando loro non l’hanno avuta per nessuno? Da parte mia non ci sarà mai nessun perdono e spero che la giustizia funzioni: la pena deve essere certa. E non parliamo dei fratelli Savi: devono morire in carcere, bisogna buttare le chiavi delle loro celle».

«Sono cristiana, ma non voglio sentir parlare di perdono»

 

Anna Maria Stefanini è «cristiana, credente», ma non può sentire parlare di pietà. «Ma quale pietà! Io credo in Dio ma non ci riesco. Loro non l’hanno avuta per nessuno. Una persona alla quale è stato strappato così un figlio, il bene più prezioso che ha, non può sentirle queste cose. E fino a quando vivrò – conclude la donna – porterò avanti questa battaglia, affinché questi assassini paghino fino in fondo per quello che hanno fatto».

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