Bertinotti ha paura del “duce” di sinistra: «Con Renzi una svolta autoritaria»

22 Ago 2015 12:49 - di Redazione

«Per me Renzi resta protagonista di un tentativo di svolta neo-autoritaria e di continuazione e conclusione della Seconda Repubblica». Lo dice Fausto Bertinotti, ex leader di Rifondazione comunista in un’intervista al “Sussidiario” alla vigila del suo intervento al Meeting di Cl. «Mi colpisce come Renzi, i suoi alleati e supporter, ma non sono gli unici in Europa, oppongano quasi sempre un’obiezione finale a ogni voce critica: “Non c’è alternativa”. L’agenda – rileva – viene quindi dettata direttamente dal governo alle forze politiche e al paese. Anzi: c’è ormai un “partito del governo” che avoca a sé la direzione del Paese “senza alternative”. Di qui uno stile di governo fatto di voti di fiducia e di decreti. Non c’è più vera discussione, autentico confronto democratico fra posizioni diverse sulle priorità economiche e sociali. Renzi non cerca mai di convincere gli italiani, o anche solo i suoi elettori, sulla giustezza dei suoi orientamenti e delle sue decisioni: si atteggia a nuovo Principe. E a proposito di Tsipras, non dimentichiamo che Renzi ha alla fine allineato l’Italia con l’Europa che ha costretto la Grecia alla resa”, conclude Bertinotti, secondo cui “il parallelo tra Renzi e Tsipras non regge assolutamente”. «Il premier greco, almeno, ci ha provato a scuotere la morta gora della sinistra europea. Renzi invece ha scelto fin dall’inizio di non essere un leader riformista, ha subito privilegiato il potere e la governabilità a tutti i costi», afferma.

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