Cinque anni fa il caso Sarah Scazzi: «Sabrina non ha detto tutto»

26 Ago 2015 11:28 - di Redazione

Sabrina deve «liberare la sua coscienza da quel tremendo fardello» e dire «tutta la verità». Così, in una intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno Puglia parla Ivano Russo, uno dei personaggi coinvolti nella vicenda di Avetrana, paese del tarantino dal quale cinque anni fa, il 26 agosto del 2010, scomparve la 15enne Sarah Scazzi il cui corpo venne poi ritrovato il 6 ottobre del 2010 in un pozzo cisterna in contrata Mosca, nelle campagne del comune tarantino. Per l’omicidio della 15enne sono state condannate all’ergastolo, confermato in appello il 27 luglio scorso, la cugina di Sarah, Sabrina Misseri e la madre di quest’ultima, Cosima Serrano. Condanna confermata in appello anche per Michele Misseri, padre di Sabrina e marino di Cosima: otto anni per soppressione di cadavere. «Quel maledetto 26 agosto di cinque anni fa – racconta Ivano, di cui, secondo i magistrati, si erano invaghite sia Sabrina che Sarah – ha cancellato la vita della povera Sarah, ma ha cambiato tutto il corso della mia vita e quella di altri».

Parla Ivano, uno degli amici di Sarah Scazzi

«Ho bruttissimi ricordi di quel giorno. Avevo finito di mangiare – racconta Ivano – mi ero ritirato nella mia stanza, sdraiato sul letto e mi aspettavo le solite cose. Avrei dormito, mi sarei svegliato e poi sarei uscito per rincontrare gli amici e trascorrere un’altra serata con loro. Invece le cose non andarono proprio così Accadde che scomparve una mia carissima amica, la più piccola e la più coccolata del gruppo, una bambina a cui tutti volevamo bene. Da quel giorno la mia vita non è stata più la stessa. Da quel giorno sono stato il sospettato numero uno. Sono stato travolto da un terremoto che mi ha cambiato e ha cambiato la mia famiglia. Ho perso la spensieratezza dei miei anni, ho un’ex compagna che mi accusa di cose terribili. E ho un figlio di due anni e mezzo che ho avuto da lei che non mi posso godere».

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