Voleva 92 milioni da Berlusconi, De Benedetti racimola solo 246 mila euro

10 Lug 2015 13:12 - di Paolo Lami

Voleva 92 milioni di euro da Silvio Berlusconi. Booom! E invece Carlo De Benedetti si dovrà accontentare di appena 246.000 euro. Spiccioli per l’imprenditore-icona della sinistra che, forte «del giudizio di Cassazione del settembre 2013 che, confermando quanto in precedenza già deciso sia dal Tribunale sia dalla Corte di appello di Milano, ha accertato il diritto di Cir al risarcimento anche del danno non patrimoniale, e ne ha rinviato la liquidazione ad apposito nuovo giudizio civile» aveva avviato con la sua Cir, presso il Tribunale di Milano, una causa civile contro Fininvest per i danni non patrimoniali subiti nella vicenda del Lodo Mondadori. Insomma batteva cassa De Benedetti. E fra danni non patrimoniali e spese legali puntava a sfilare dalle tasche del Cavaliere quasi 100 milioni di euro. Ma i giudici hanno rigettato la sua richiesta milionaria. E il motivo è presto detto: a Cir è stato riconosciuto soltanto il danno non patrimoniale «da lesione del diritto costituzionalmente garantito ad un giudizio reso da un giudice imparziale» e non anche quelli per le «ricadute negative sulla immagine» o per lesione «dell’onore e della reputazione» o per la «presunta caduta del titolo» in Borsa.

De Benedetti voleva 32 milioni di danni e 60 di spese legali

Si è conclusa così, in primo grado davanti al giudice della decima sezione civile Nadia dell’Arciprete, la causa civile civile “bis” con cui la Cir della famiglia De Benedetti aveva chiesto alla Fininvest di Silvio Berlusconi il risarcimento di altri 32 milioni di euro per danni non patrimoniali per la vicenda del Lodo Mondadori, ai quali, secondo i legali della Cir, ne andavano sommati altri 60 circa per interessi e spese legali, per un totale che si avvicinava ai 100 milioni di euro. Il giudice, però, nel suo provvedimento, depositato oggi, ha riconosciuto a Cir un danno non patrimoniale per soli 246mila euro.
Il procedimento era stato avviato a dicembre del 2013 in seguito al deposito di un nuovo atto di citazione con cui i legali di Cir hanno chiesto al gruppo del Cavaliere la liquidazione dei danni non patrimoniali quantificati «in misura non inferiore a 32 milioni» più altri 60 per interessi e spese legali.

Ironica Marina: De Benedetti pensa che siamo un bancomat

Urticante e ironica la replica di Marina Berlusconi: «L’ingegner De Benedetti e la Cir ci hanno preso gusto. Sicuri di poter contare su una giustizia ingiusta, considerano ormai la Fininvest come un gigantesco bancomat, dal quale prelevare secondo necessità».

La richiesta era stata avanzata dopo che la Cassazione, nel settembre 2013, nel condannare definitivamente la Fininvest a versare 494 milioni all’editore del gruppo Repubblica-Espresso per i danni patrimoniali, aveva demandato ad altro giudice la liquidazione di quelli non patrimoniali. E ciò per via della «lesione del diritto ad un giudizio reso da un giudice imparziale» sulla scorta dell’ormai definitiva constatazione, sia in sede penale che civile, dell’accertamento di «un plurioffensivo fatto di corruzione». E cioè la tangente di circa 400 milioni di lire che sarebbe stata versata al giudice Vittorio Metta, l’estensore del verdetto della Corte d’Appello civile di Roma che nel 1991 ribaltò l’iniziale lodo arbitrale favorevole a De Benedetti consegnando la casa editrice Mondadori a Silvio Berlusconi. Oggi la doccia gelida per l’imprenditore di riferimento della sinistra.

 

Commenti

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  • Pasquale Montemurro 25 Aprile 2018

    De Benedetti: ma basta con questi imbrogli! Cerca di guadagnare un po’ di soldi in modo onesto!

  • vincenzo clemente 25 Aprile 2018

    Ma se ne vada a fare in c*** questo pezzo di s***** che (lui o la sua famiglia) grazie alla complicità del PD-ex PCI si è impadronito della rete telefonica pubblica, relizzata e pagata con le tasse delgli Italiani (quella che fu las SIP) , e intende continuare a far soldi speculandoci sopra grazie ai suoi servi Comunisti :in prima fila la Repubblica del compianto (almeno fra poco) Scalfari e dei suoi eredi fra i quali spicca quell’uomo di m.di Calabresi che pur di conservare i suoi posti di direttore d0i giornali (un assoluto incapace che secondo me firma articoli scritti da altri) non ha mai avuto il coraggio di difendere la memoria del padre, il defunto commissario Calabresi, di fronte alle accuse di Marco Travaglio il quale in una trasmissione televisiva tirava in ballo e difendeva il solito documento firmato dai comunisti oggi per fortuna defunti, Moravia, Cederna, Pasolini e compagnia bella. In quella occasine non ebbe il coraggio di fare una telefonata ne pubblicare un articolo in difesa dell’onoire del padre. Un uomo senza merito e valore che deve la sua posizione al fatto di essere orfano di un uomo ucciso dai comunisti.