Strage di Caserta, l’agente non si è pentito: «Mi sono soltanto difeso»

13 Lug 2015 13:05 - di Redazione

«Ho ucciso i Verde e Pinestro per difendermi da un’aggressione. Sono stato minacciato e avevo paura che potesse accadermi qualcosa». Così il 50enne agente penitenziario Luciano Pezzella (Caserta) ha spiegato, nel lungo interrogatorio di ieri, ai carabinieri del reparto territoriale di Aversa i motivi che lo hanno portato a uccidere con la sua pistola d’ordinanza, a Trentola Ducenta (Caserta), tre componenti della famiglia Verde ed un piccolo imprenditore. «Quel furgone mi dava fastidio, faceva rumore».

La difesa dello stragista

Sotto i suoi colpi sono così caduti il 37enne piccolo imprenditore ortofrutticolo di San Marcellino Franco Pinestro, e i suoi vicini Michele, Enza e Pietro Verde, rispettivamente padre, madre e figlio. Dalla strage si sono salvati miracolosamente il secondo figlio dei Verde, che era al bar a fare colazione, e la convivente di Pietro Verde, Antonella di 23 anni, che ieri mattina dormiva mentre Pezzella sparava. Quando ha sentito gli ultimi colpi ed è uscita dalla stanza ha trovato i corpi in un lago di sangue della suocera e del fidanzato, quindi anche quello del suocero. Un terzo figlio era invece a Varese dove risiede ed è tornato precipitosamente dopo essere stato avvertito dai carabinieri; si sarebbe dovuto sposare nei prossimi giorni ma le nozze sono state annullate.

Uns strage per un po’ di rumore

La strage è avvenuta dopo che Pinestro ha parcheggiato il suo furgone in via Carducci a Trentola davanti casa dei Verde, a pochi metri dell’ingresso dell’abitazione dell’agente penitenziario; Pinestro, che convive con una donna e ha un figlio di 7 anni, doveva comprare delle cassette per la frutta dal 61enne Michele Verde, che aveva in casa un piccolo deposito di cassette vuote. Pezzella, da ieri sera nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere con l’accusa di omicidio volontario – l’arresto dovrà essere convalidato dal Gip del Tribunale di Napoli Nord – ha raccontato agli ufficiali dell’Arma di “aver litigato con Pinestro perché quel furgone parcheggiato nei pressi di casa mia dava fastidio e faceva tanto rumore; gli ho chiesto di spostarlo, lui mi ha minacciato insieme al mio vicino Michele Verde, a quel punto ho avuto paura per mia incolumità ed ero esasperato, sono andato a prendere la mia pistola e ho sparato a Pinestro alle gambe, poi anche agli altri”. Pinestro era sul furgone quando è stato colpito, ha provato anche a fare qualche metro sfondando un muretto, ma poco dopo si è fermato; condotto in ospedale è poi morto dissanguato. Le altre tre vittime sono state colpite più volte ad altezza d’uomo, ma sarà l’autopsia, che dovrebbe tenersi domani all’istituto di medicina legale di Caserta, a chiarire quanto proiettili hanno raggiunto le quattro persone decedute e quali sono stati fatali.

Si indaga sul passato

Gli investigatori del Reparto Operativo dell’Arma stanno cercando inoltre di capire se nel recente passato le liti tra Pezzella e i Verde fossero sfociate in denunce; di certo più volte Pezzella aveva litigato con i vicini per i tanti furgoni che sostavano a pochi metri da casa sua nelle prime ore della mattina; gli investigatori stanno anche verificando la presenza durante la strage di un collaboratore di Pinestro; qualcuno ha infatti riferito che il 37enne si muoveva in compagnia di uno straniero ma nessun testimone ha confermato con certezza la presenza del lavoratore.

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