Rubato il software degli 007: ora chiunque può spiare i nostri computer

9 Lug 2015 17:24 - di Redazione

Ci sono verifiche in corso in merito all’impatto dell’attacco subito dalla società Hacking Team sui software utilizzati dai servizi segreti italiani. Lo ha detto il direttore del Dis, Giampiero Massolo, chiamato a riferire al Copasir sul caso. Il rischio è infatti che dati dei nostri 007 siano stati hackerati. L’Aise, a quanto si apprende, ha usato i software spia prodotti dall’Hacking Team. Ha smesso di usarli una volta diffusa la notizia dell’attacco subito dalla società tre giorni fa. E, dai primi monitoraggi fatti, non risulterebbe che dati in possesso dell’Agenzia siano stati violati. Massolo, nella sua audizione al Copasir, ha ricostruito i rapporti dell’Aise con la società che forniva lo stesso tipo di strumenti ad altri governi.

Il software degli 007 rubato: c’è dietro l’Isis?

«Chiunque abbia realizzato questo furto non è un dilettante. Governi stranieri potrebbero avere le capacità di portare a termine un’operazione simile ma non saprei per quale motivo. Terroristi e organizzazioni criminali hanno invece tutta la convenienza e per noi sono gli autori più probabili». A dirlo è Erik Rabe, manager della Hacking Team che produce software di sorveglianza e che ha sede a Milano. Il programma è in grado di infiltrarsi in molti sistemi operativi e i più comuni (Windows, Mac OS, Linux) e anche in smartphone (Windows Mobile, iPhone, BlackBerry, Symbian). «La raccolta di prove su tali dispositivi è invisibile e la trasmissione dei dati è criptata e non rintracciabile”, scrive la società sul suo sito. «La tecnologia o le informazioni rubate potrebbero essere sfruttate dall’Isis? «Non ne ho idea – dice Rabe – non posso speculare sulle loro capacità». «Il nostro software può essere usato per le intimidazioni, ricatti su informazioni personali. Il “guadagno” ora è nelle mani di più persone. Pensiamo che nel furto dei nostri dati siano coinvolte delle “gang”, e sicuramente più persone. Non ci sono prove dirette di un uso del nostro software, ma criminali e terroristi hanno reso le informazioni disponibili e chiunque può prenderle».

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