Referendum greco, anche il Papa fa il tifo per il “No”

1 Lug 2015 15:19 - di Redazione

Il Papa è preoccupato dalle notizie sulla crisi in Grecia e “desidera far sentire la propria vicinanza a tutto il popolo ellenico”, in specie alle famiglie. Chiede che “la dignità della persona” rimanga al centro di ogni “dibattito politico e tecnico” e della “assunzione di scelte responsabili”. Lo dice padre Lombardi.  “Le notizie provenienti dalla Grecia – ha dichiarato padre Federico Lombardi – preoccupano per la situazione economica e sociale del Paese. Il Santo Padre desidera far sentire la propria vicinanza a tutto il popolo ellenico, con speciale pensiero alle tante famiglie gravemente provate da una crisi umana e sociale, tanto complessa e sofferta”. “La dignità della persona umana – prosegue la dichiarazione – deve rimanere al centro di ogni dibattito politico e tecnico, così come l’assunzione di scelte responsabili. Papa Francesco invita tutti i fedeli a unirsi in preghiera per il bene dell’amato popolo greco”.

Papa Francesco e il referendum ellenico

Messa così, la dichiarazione del Papa, al di là del sacrosanto, cristiano richiamo al rispetto della dignità della persona umana sotto qualsiasi latitudine, sembra spezzare una lancia in favore dei sostenitori del “No” al referendum. Come se la Grecia fosse esente da oggettive responsabilità e il fatto di trovarsi sull’orlo del baratro , a due passi dal fallimento, sia soltanto il frutto perverso delle politiche di austerità imposte dall’Ue. Intendiamoci, l’Europa e la Germania, in particolare, portano il peso di colpe indiscutibili per aver imposto politiche economiche che stanno comprimendo la ripresa e mettendo a rischio la stessa capacità di tenuta della coesione fra gli Stati. Ma la Grecia, per troppo tempo, si è cullata sugli allori sfruttando un indebitamento progressivo cui non è riuscita più a far fronte. Pensare di poter  continuare a far leva sugli aiuti della Bce , che, in termini concreti, significa sfruttare i sacrifici imposti agli altri Paesi dell’Unione, e rifiutare ogni trattativa che garantisse i creditori di rientrare dalle rispettive esposizioni, si è dimostrata una strada illusoria. E, in fin dei conti, impraticabile.

 

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