Processo escort, la D’Addario rivela: da Berlusconi niente soldi, solo baci

10 Lug 2015 18:10 - di Paolo Lami

C’è chi fa la prima donna. E chi, invece, non vorrebbe esserlo ma, suo malgrado, finisce per esserlo. E’ il Giorno delle Escort al Tribunale di Bari. Che poi in italiano escort significa scorta. Silvio Berlusconi arriva con la scorta personale al processo delle escort. Ma (colpo di scena!) non sono due amazzoni in guêpiere a scortarlo, come forse avevano sospettosamente immaginato i giudici. Avrebbero dovuto scortarlo i carabinieri, come da richiesta dei magistrati che avevano chiesto l’accompagnamento coatto del Cavaliere un po’ reticente all’ennesimo bagno di folla e di consenso. Stretto fra due militi dell’Arma avrebbe fatto il suo ingresso trionfale nell’aula. Poi s’è deciso che sarebbe andato in aula da solo. Quindi niente escort, cioè niente carabinieri a scortarlo. Ma neanche quelle “signorine” che, qualcuno giura, lo scortano ogni tanto. Solo soletto il Cavaliere si è assiso davanti ai giudici. E, lasciandoli con un palmo di naso senza rispetto, ha recitato come una stanca cantilena la formula di rito: «Preferirei avvalermi della facoltà di non rispondere…». Detto, fatto. Fotografi e cameraman, infinocchiati dal Cavaliere che non ha voluto farsi riprendere – proprio lui, il re delle tivù commerciali, l’uomo che ha dato il Grande Fratello agli italiani – schiumano rabbia e rassegnazione fuori dalla porta dell’aula. Alla fine si accontentano di flashare  qualche scatto all’uscita. Foto come tante altre. Non c’è la pruderie che qualcuno sperava di cogliere. C’è un signore in giacca e cravatta che esce assieme ai suoi avvocati dall’aula. Poco eccitante perfino per i Santorini. A dare un po’ di brio all’ennesima giornata giudiziaria dell’ex-premier ci pensano due donne, l’avvocato Elisabetta Anelli e la dottoressa Laura Lamarina che, sfacciatamente e sfidando il voyeurismo della magistratura, chiedono di farsi una foto con l’Accusato. Sembra incredibile ma c’è solo il tempo di una foto. Neanche un accenno di bunga-bunga. Fra qualche anno sapremo se andranno a processo anche loro.
Andato via il Cavaliere, con il ritardo che si conviene alle prime donne arriva sul palcoscenico del teatrino barese nientepopodimeno che Lei, la D’Addario. La donna che il Santorismo ha trasformato in una escort di lusso e d’alto bordo da servire a coazione dal tubo catodico.

La D’Addario: mai stata una escort, niente soldi da Berlusconi

E qui lo spettacolo si fa avvincente, come direbbe Fabrizio De André.
«Sono arrivata tardi apposta perché non volevo incontrarlo – assicura Patrizia fasciata in uno strepitoso tubino nero e nascosta dietro occhialoni che lasciano tutto all’immaginazione – La mia vita è stata rovinata e questo messaggio glielo invierò in una lettera», avverte.
«Avrei così tante cose da dirgli che preferisco non vederlo», dice la D’Addario scoppiando in lacrime alla domanda sul perché non abbia voluto incontrare Berlusconi.
«Io ho solo raccontato la verità rispondendo alle domande di magistrati e invece – si lamenta la bella barese lanciata da Santoro – mi dipingono come la escort che lo ha inguaiato. Ne vogliono fare un santo con l’aureola. Questo non è giusto. Io sono l’unica ad aver subito in tutti questi anni».
«Non sono una escort – si accalora,  con la voce rotta dal pianto, la donna che è stata l’asso nella manica del celebre giornalista televisivo – e ho sempre detto la verità». Poi, invariabilmente, l’esibizione ai giornalisti della lettera di sei pagine scritte a mano che vorrebbe far avere al Cav: «Lei ha distrutto la mia vita, ora deve chiedermi scusa e dire la verità sulla nostra storia», dice la D’Addario facendo ringalluzzire giornalisti e fotografici che, «magari ce scappa lo scoop»
«Farò un film sulla mia storia in cui ci sarà tutta la verità», annuncia. E non si capisce se è una promo pubblicitaria o una minaccia. O forse tutte e due.
Poi la botta di genialità, altro che marketing da due soldi: «a differenza di tutte le ragazze, loro vere prostitute, pagate da lei (Berlusconi, ndr) a caro prezzo e che l’hanno sempre trattata come un bancomat – scrive Patrizia nella lettera – io non mai preso soldi, né avuto favori. Eppure sono l’unica ad essere ancora infangata e chiamata escort».
«Non mi interessavano i suoi soldi – giura Patrizia – Lei poi mi ha fatto ritornare per avere una storia d’amore con me. Dica la verità una volta per tutte, io non sono mai stata una escort. Non mi ha mai dato soldi ma solo tanti abbracci e baci da innamorato». Come recita la Legge di Murphy, poteva andare peggio di così? Ora a Berlusconi tocca anche tornare a casa dalla Pascale….

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