L’Unità fa infuriare Fassina: “Togliete il nome di Gramsci, non siete degni”

4 Lug 2015 16:52 - di Lisa Turri

Da quando il ministro greco Varoufakis ha rilanciato il suo tweet (“Non firmerei l’accordo con la Ue”) Stefano Fassina si è immedesimato con Alexis Tsipras al punto da prenotare un volo per Atene e godersi lo spettacolo da vicino: come andrà a finire? Intanto Fassina, ex  viceministro dell’Economia, ora fa il “pentito” dell’euro e vede in Landini una speranza, in Vendola un’alternativa, in se stesso un campione anti-Troika. Per dimostrarlo oggi ha attaccato la linea troppo “renziana” della risuscitata Unità e il titolo di apertura odierno del giornale: “Grecia, tasche vuote. Arsenali pieni”.

L’Unità ha fatto un titolo “cinico”

Fassina ha espresso  “solidarietà” ai giornalisti dell’Unità, perchè “tanti di loro si sono sentiti in grande difficoltà per il titolo che il loro giornale ha fatto oggi sulla Grecia”. E  va poi anche oltre: “La libertà di stampa è sacra ma almeno nel rispetto delle libertà si tolga dal giornale la dicitura ‘fondato da Antonio Gramsci’ “. Nel suo intervento conclusivo alla convention al teatro Palladium di Roma, Fassina sottolinea che un titolo come quello dell’Unità “è un titolo cinico che manifesta il distacco dalla sofferenza di milioni di uomini”. “Si può avere una posizione diversa – ha concluso – ma non ribaltare la realtà”. Il titolo ha ricevuto molte critiche anche sulla pagina Fb del giornale, dove più d’uno ha esortato la nuova Unità a togliere il nome di Gramsci alla testata.

L’obiettivo di Fassina è sempre Matteo Renzi

Ma l’obiettivo di Fassina resta sempre lo stesso: Matteo Renzi. Ecco cosa pensa infatti del modo in cui il governo italiano ha gestito la crisi greca: “In tale contesto, è imbarazzante la marginalità del governo italiano nelle scelte compiute. Una complicità subalterna lesiva, come da un quarto di secolo, del nostro interesse nazionale. Sarebbe stato il momento per imporre una discussione sull’insostenibilità della rotta mercantilista dell’euro-zona. Avremmo dovuto farlo durante la nostra presidenza dell’Unione. Non lo abbiamo fatto, impegnati a rosicchiare qualche decimo di punto percentuale di spazio di finanza pubblica. Ma ora si sarebbe potuto recuperare. Invece, no: abbiamo, ancora una volta, cercato di farci premiare come scolari modello del maestro di Berlino”.

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