L’Isis rivendica l’attentato al nostro consolato del Cairo: «Obiettivo legittimo»

11 Lug 2015 18:01 - di Redazione

L‘Isis ha rivendicato l’attentato al consolato italiano al Cairo. Lo riferisce il Site sul profilo Twitter. L’Isis ha rivendicato l’attentato di stamane al consolato italiano al Cairo. Lo riferisce il Site sul profilo Twitter. «Grazie alla benedizione di Allah – si legge nel testo della rivendicazione – i soldati dello Stato Islamico hanno fatto esplodere 450 kg di esplosivo piazzati dentro una macchina parcheggiata davanti al Consolato italiano al Cairo .Raccomandiamo ai musulmani, o meglio consigliamo loro  di stare lontano da questi luoghi, obiettivi legittimi degli attacchi dei mujaheddin”.

La notizia è tanto più inquietante quanrto più si considera la natura intimidatoria, diretta contro il nostro Paese, dell’atto terroristico.  “L’obiettivo non era uccidere molte persone, ma lanciare un messaggio all’Occidente e all’Italia: il terrorismo sta arrivando”. È quanto sottolinea ad Asianews padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana. Il sacerdote egiziano è convinto si tratti di “un attentato terroristico: non potrebbe essere altro. Inoltre, gli autori del gesto hanno voluto mostrare che il governo egiziano è debole e non è in grado di proteggere gli stranieri sul suo territorio, a partire dalle ambasciate e i consolati”. Secondo l’Aisi, che lavora in stretto contatto con gli 007 egiziani, la modalità non stragista potrebbe indicare un atto dimostrativo, un “avvertimento” all’Italia, in quanto alleata di Al Sisi.

L’Isis e la galassia del terrore in Egitto

È variegata la galassia del terrore che dagli anni Settanta ad oggi ha seminato morte e distruzione in Egitto, con stragi ed attacchi mirati in particolare alle forze dell’ordine. A destare una certa preoccupazione sono i gruppi armati che proclamano la loro affiliazione a Daesh  (l’Isis) ed ai suoi alleati nell’area nordafricana, attivi nella Penisola del Sinai, soprattutto a ridosso del confine con la Striscia di Gaza. Lo scorso 1 luglio in una serie di attacchi contro alcuni checkpoint militari i jihadisti hanno ucciso 17 soldati, mentre un centinaio sono stati gli estremisti che hanno perso la vita. La formazione in questione è quella degli ex Ansar Beit Al-Maqdes (Partigiani di Gerusalemme) che nei mesi scorsi avevano proclamato la loro adesione all’Isis cambiando la propria sigla in Provincia del Sinai. Dalla deposizione del presidente islamista Mohamed Morsi nel 2013 da parte dell’attuale capo di Stato ed ex-generale Abdel Fattah al Sisi, c’è stato un proliferare di attentati in particolare contro i militari. Molti segnali indicano una deriva terroristica di frange dei Fratelli Musulmani, dichiarati terroristi a fine 2013, ai quali fonti di stampa hanno attributo la creazione di una vera e propria milizia bene armata e ben addestrata. I Fratelli musulmani, fondati nel 1928 da Hassan al Banna in Egitto, furono il primo movimento che teorizzò l’uso della lotta armata, soprattutto nel periodo nasseriano, quando nel 1965 uno dei loro massimi esponenti ed ideologi, Sayd Qutb, fu impiccato dalle autorità dopo un tentativo di attentato contro Nasser

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