L’adunata rossa degli ex Pd. Fassina: siamo liberi dalla finta sinistra di Renzi

4 Lug 2015 11:56 - di Elsa Corsini

«Oggi non è solo la festa indipendenza degli Stati Uniti. Oggi celebriamo l’indipendenza da una sinistra rassegnata e subalterna, vincente senza vittoria». Parola di Stefano Fassina protagonista e promotore della convention al teatro Palladium di Roma, il primo appuntamento ufficiale dopo l’uscita dal Pd. L’ex viceministro, economista “sui generis” del Nazareno,  fa sul serio e insieme a Pippo Civati scalda i muscoli per un nuovo partito alla sinistra di Matteo Renzi. Il premier, decisamente in difficoltà sul fronte esterno e interno, è accusato di tenere al centro la barra del timone del governo e di rappresentare più le lobby che l’elettorato. «Il Pd vuole essere il partito degli interessi più forti, di Marchionne, del partito degli affari, del Lingotto», attacca dal palco della convention. L’ex rottamatore non è un usurpatore del Pd ma «l’interprete più abile della subalternità della sinistra», insiste Fassina, reduce da una manifestazione di piazza a sostegno del referendum greco, altro tema di attrito profondo con l’esecutivo.

Fassina e la Grecia

«Domenica è una data storica, segna lo spartiacque nella vita delle persone e nella vita politica Europa: Siryza e il governo Tsipras hanno ridato senso alla democrazia», dice Fassina confermando il suo sostegno al governo di Atene contro i diktat della troika europea, «hanno rimesso in campo l’interesse nazionale di un paese periferico in un quadro dominato dalla Germania». Civati non è da meno e nel post dal titolo “Renzi, un tedesco del Sud” mette all’indice la capriola del premier. «L’Italia è passata in pochi mesi dall’espressione di una solidarietà generica alla Grecia a un atteggiamento attendista e sottotraccia per poi approdare a una presa di posizione filo Merkel, con annesse battutine sulla Grecia tipiche (appunto) delle occasioni in cui decide di prendere posizione (sbagliata)».

Il partito “Possibile”

Quello di Fassina e Civati (già attivo con i nascenti comitati “Possibile”, un nome una garanzia) non sarà un partito tradizionale, ingessato nella nomenklatura, ma un “movimento”, la formula più gettonata tutte le latitudine quando si battezza una nuova creatura politica. «Quest’estate sarà un periodo di incubazione, poi in autunno arriverà il nostro progetto unitario», spiega l’eterno ribelle di Monza. Anche lui definisce il Pd un «partito di centro» che lascia un grande spazio a sinistra, una prateria di voti in libertà che i fuoriusciti del Nazareno intendono conquistare. E non è un caso che i primi passi del movimento si muovano proprio nel giorno simbolico dell’Indipendenza americana: «Bisogna uscire in strada», dice Civati guardando agli elettori, a partire dai delusi dei Cinquestelle.

 

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