Grecia-Ue, prove di ripresa del negoziato. Juncker: no a Grexit

7 Lug 2015 12:49 - di Bianca Conte

Grecia, prove di nuovo negoziato con la Ue: prove di disgelo e di ripresa di un dialogo fin qui improduttivo. Un bis del dopo referendum? È presto dirlo: forse sarebbe per il momento più opportuno parlare di ulteriorie tentativo per evitare Grexit e default, la fuoriuscita del paese ellenico dall’Europa, ma fatto sta che quella che si è aperta a Bruxelles in questo afosissimo 7 luglio è l’ennesima giornata “decisiva” che la Grecia si appresata ad affrontare e l’Europa a pilotare. E mentre un rapporto del Fondo monetario internazionale avverte che il fallimento della Grecia «potrebbe avere un sostanziale impatto sull’Italia», un Eurogruppo dei ministri delle Finanze (che comincerà alle 13) ed un nuovo summit straordinario dei capi di governo dell’Eurozona (in programma alle 18) cercheranno di far ripartire il dialogo tra Europa e Atene.

Grecia, Juncker riprende il dialogo interrotto

Dopo le dichiarazioni scritte ed i commenti dei portavoce o delle 24 ore successive al referendum greco, in queste ore Jean Claude Juncker – parlando in tedesco davanti alla plenaria di Strasburgo – non lascia spazio a dubbi: «La mia volontà, il mio desiderio è quello di evitare la Grexit». Di più: «Sono contrario» – ha aggiunto – assicurando che la Commissione «farà di tutto perché il negoziato riprenda» e per «evitare» l’uscita della Grecia dall’Euro «fino alla fine». Con il tono dello sfogo, il presidente della Commissione rivendica il diritto di prendere posizione. «Non mi lascio mettere la museruola», dice puntualizzando poi che «io non sono un tecnocrate, porto una responsabilità politica e sarebbe inaccettabile se non avessi il diritto di esprimere la mia opinione». Quindi, agli intransigenti di Germania lancia un messaggio chiaro: «C’è chi di nascosto punta sull’uscita della Grecia. In Europa non esistono risposte facili. La commissione Ue farà in modo che riprendano i negoziati».

Un negoziato difficile

Dunque il dialogo riparte, ma il negoziato – ancora una volta – non sarà facile. Una previsione amaramente realistica, anche in considerazione del fatto che lo stesso juncker, aperto al dialogo e fautore di una possibile soluzione positiva del difficile negoziato, è anche duro anche con Atene. È stato un «grave errore» quello di lasciare il negoziato dieci giorni fa, torna a ribadire, e tocca il tasto del sarcasmo sottolineando di «non aver capito la domanda del referendum», e perché i greci abbiano «votato no ad un testo che non è più sul tavolo». Ma, garantendo che «certamente rispettiamo» il senso politico della consultazione, sottolinea: «È tempo che torni il buon senso e che si torni a negoziare», smettendo di «sparare a bruciapelo» e «abbassando i volumi della retorica». Atene però non si deve fare illusioni. È il governo di Alexis Tsipras a «doverci dire come si vuole districare», presentando «proposte concrete». Anche sui tempi necessari è inutile nutrire false speranze: ed è sempre Juncker ad affermare infatti a riguardo che certamente «la soluzione non si troverà un una notte». Una constatazione che trasudantutta la difficoltà del caso quella del presidente al Parlamento europeo, giustificata anche dalla considerazione che l’Eurozona «non si compone di una sola democrazia, ma di 191,  e ricordando che anche negli altri paesi ci sono «disoccupazione e salari anche più bassi che in Grecia». Un modo, anche abbastanza diretto, per dire che il referendum non dà più potere negoziale al governo greco e per ribadire che la Commissione europea «fa gli interessi dell’Eurozona tutta intera».

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