Grecia, sì di Atene alle riforme. E Londra ci ripensa sul prestito ponte

16 Lug 2015 10:40 - di Eleonora Guerra
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In una drammatica notte per la Grecia il Parlamento di Atene ha approvato il primo pacchetto di riforme che Alexis Tsipras ha concordato a Bruxelles per evitare la Grexit. Ma il primo ministro greco ha davanti agli occhi la gravissima spaccatura del suo partito e i primi scontri di piazza del suo governo. E sono in molti a chiedersi quanto ancora Tsipras riuscirà a rimanere in sella, dal momento che ha perso la sua maggioranza politica.

Una nuova maggioranza, Syriza spaccata

Il pacchetto di riforme è passato con il sostegno determinante delle opposizioni di Nea Dimokratia, Pasok e To Potami, che hanno votato sì come lo junior partner del suo governo, il partito di destra Anel del ministro della Difesa Kammenos, di fatto turandosi il naso. In Syriza sono invece venuti meno i voti di 40 deputati su 149, tra cui l’ex ministro Varoufakis, la “pasionaria” presidente del Parlamento Zoe Konstantopolou e il leader dell’ala radicale Lafazanis. Inoltre, si è dimessa la viceministro delle Finanze Nantia Valavani. Uno scenario che mostra come la sconfitta politica di Tsipras sia prima di tutto interna al suo partito.

Gli scontri di piazza

E forti tensioni si sono registrate anche fuori dal parlamento, dove il bilancio di una giornata punteggiata da cortei e dagli scioperi dei farmacisti e dei dipendenti pubblici è stato di una cinquantina di fermati. Si tratta della conseguenza di circa un’ora di violenza scatenata in serata da anarchici e black bloc. Pur in un clima molto teso, infatti, le prime manifestazioni erano state pacifiche. Invece, intorno alle nove di sera, in piazza Syntagma è stata fatta esplodere una bomba carta, che ha dato il via a una sequela di violenze durante le quali sono state lanciate anche delle molotov, cui le forze dell’ordine hanno risposto con lacrimogeni.

Il Fmi per la ristrutturazione del debito

Intanto si continua a guardare a Bruxelles, nella speranza che qualcosa possa muoversi sia per quanto riguarda la ristrutturazione del debito sia per quanto riguarda il prestito ponte. Sul primo fronte è soprattutto la numero uno del Fmi, Christine Lagarde, a spingere per una soluzione sostenibile, facendo sapere di auspicare un’intesa che preveda una proroga di lungo termine degli interessi sul debito e un taglio del costo che la Grecia deve pagare sui prestiti che riceve. «Ma i negoziati sono molto difficili», ha commentato la stessa Lagarde, impegnata in un braccio di ferro col rigorismo sponsorizzato dalla Germania.

Londra apre al prestito ponte

Un primo segnale di sblocco trapela, invece, dai corridoi di Bruxelles per quanto riguarda il prestito ponte: a quanto si apprende, la Gran Bretagna ha tolto le sue riserve ed è pronta a dare il suo via libera al finanziamento di 7 miliardi attraverso l’utilizzo dell’Efsm. L’ok definitivo dovrebbe arrivare nel corso della conference call tra i ministri delle Finanze Ue, che, dopo il voto al Parlamento greco, hanno in agenda anche una nuova valutazione sull’intero programma di aiuti.

 

 

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