Grecia, economisti su fronti opposti. Ecco le ragioni del Sì e quelle del No

3 Lug 2015 15:01 - di Domenico Labra

Per il Si o per il No? Il referendum di domenica in Grecia è diventato praticamente un gioco di società. Gioco al quale non si sottraggono neppure gli economisti più blasonati. Ed ecco perciò che tre Premi Nobel all’economia si schierano su fronti opposti per quanto riguarda il voto. Joseph Stiglitz e Paul Krugman sono per il “no”, ossia per bocciare il piano dei creditori, mentre Christopher Pissarides spinge per il “si”. Tutti e tre spiegano le loro motivazioni con un surplus di argomenti. E siccome sono persone che la materia dovrebbero padroneggiarla ci sembra giusto mettere una dietro l’altra le rispettive tesi e lasciare al lettore il giudizio. Con l’aggiunta di una piccola postilla: l’economia è una scienza particolarmente volatile. Mentre infatti tutti sono in grado di spiegare quel che è già successo, non si ricorda economista che abbia mai anticipato l’insorgere di una crisi o di un periodo recessivo. Ci sarà un motivo…

CHI DICE NO. “Dire si al referendum significherà una depressione infinita”, dice Stiglitz, spiegando che mentre la Grecia otterrà gli aiuti, la sua gente e soprattutto i giovani pagheranno “il prezzo più salato”. Il risultato, dice, potrebbe essere quello “di un paese impoverito che ha svenduto tutti i suoi beni”. Secondo il professore della Columbia University, la cura da cavallo imposta dalla Troika – Ue, Bce, Fmi – ha provocato un crollo senza precedenti del Pil, -25% negli ultimi cinque anni, e fatto schizzare a livelli record la disoccupazione in Grecia, con quella giovanile oltre il 60%. Inoltre, sottolinea Stiglitz, viene chiesto ad Atene di raggiungere un avanzo primario del 3,5% entro il 2018. “Una misura tanto punitiva da aggravare ulteriormente la crisi”, afferma il Premio Nobel, invitando quindi i greci a votare “no” per mettere fine ad un’austerità senza fine. Sulla stessa linea di Stiglitz si schiera anche Paul Krugman. “La Grecia deve votare ‘no’ e il governo deve essere pronto a uscire dall’euro”, afferma l’economista. “La troika vuole proseguire all’infinito con le stesse politiche di austerità. Dov’e’ la speranza in questo”? si domanda Krugman. “Forse sarebbe meglio per la Grecia uscire dall’euro e tornare alla dracma” perché “una svalutazione della moneta non creerebbe una situazione più caotica di quella che c’e’ adesso e potrebbe spianare la strada ad una possibile ripresa, come è già avvenuto altre volte in altri paesi”, spiega il Premio Nobel.

CHI DICE SI’. “Io voterei si’ ed invito tutti a fare lo stesso perché col ‘no’ si entrerebbe in un vicolo cieco che porterà direttamente alla Grexit”, sostiene Christopher Pissarides. Secondo l’ economista britannico-cipriota, vincitore del Premio Nobel per l’economia nel 2010, “non è possibile rimanere nell’euro e continuare ad avere liquidità dalla Banca Centrale Europea per far funzionare le banche” votando no. “La Grecia sprofonderà ancora di più in recessione”, sottolinea. “Con le banche chiuse i greci stanno vedendo quanto sia difficile far funzionare il sistema finanziario” di un Paese e “quindi spero votino si”. Senza un accordo ma con “una Grexit e un passaggio a una nuova dracma, per la Grecia sarebbe un disastro. Le banche collasseranno perché i correntisti preleveranno denaro dai bancomat nel timore di non di poterlo fare successivamente”. Avvertono, con un appello congiunto 13 economisti e professori greci che sollecitano a votare si al referendum. Spiegano inoltre che Atene “non potrebbe mai gestire una bancarotta rimanendo all’interno dell’euro” perché “richiederebbe uno sforzo troppo grande da parte della Banca Centrale Europea”.

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