Il Fmi vuole strangolare i greci: «Dovete indebitarvi per 50 miliardi»

2 Lug 2015 19:37 - di Redazione

Il Fmi torna a minacciare la Grecia a pochi giorni dallo storico referendum di domenica prossima. Ecco cosa si legge in un rapporto apenna sfornato dagli economisti dell’istituzione finanziaria diretta da Christine Lagarde. “La Grecia avrebbe bisogno di nuovi finanziamenti per 50 miliardi di euro (56 miliardi di dollari) fino al 2018 per far fronte all’insostenibilità  del suo debito”.  Il rapporto del Fmi, pubblicato sul sito del Fondo, fa un’analisi del debito greco ed è stato redatto poco prima del fallito accordo nelle ultime ore e del default di Atene nei confronti del Fmi (perché allora viene diffuso giovedì 2 luglio, mente il popolo greco vive un’angoscia senza precedenti?).  “Questi ultimi sviluppi – si sottolinea – avranno certamente un ulteriore impatto economico e finanziario significativamente negativo” sulla situazione greca. Perché – si ribadisce – “la Grecia è preclusa dall’ottenere nuovi aiuti fino a che non avrà pagato in pieno i suoi arretrati col Fondo”. Nel rapporto si legge anche come secondo il Fmi i creditori dovrebbero offrire alla Grecia tassi di interesse scontati e una estensione del periodo previsto per il rimborso dei prestiti. E poi l’accusa: le finanze della Grecia si sono ulteriormente deteriorate perché Atene è stata troppo lenta nel varare le riforme economiche necessarie. Il Fmi sottolinea come lo scorso anno si prevedeva un calo del debito greco al 128% del pil. Ora il deebito è tornato a viaggiare verso il 150% entro il 2020.

E Visco ammette: «Momento difficile per l’euro»

Intanto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco,  ammette che “per l’euro e in generale per l’area dell’eurozona stiamo vivendo un periodo a dir poco difficile” . “Detto questo  – aggiunge Visco – dobbiamo affermare che la piattaforma di sicurezza T2s è un risultato importante: questo ambizioso progetto è realtà grazie allo sforzo congiunto di 21 paesi – rappresentati dalle loro banche centrali, dai depositari e dalle istituzioni del mercato finanziario – insieme alla Bce, al Parlamento e alla Commissione europea”,

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