Lo zuccheroso curriculum di Coratti triste epitaffio alla presunta onestà Pd

6 Giu 2015 15:35 - di Paolo Lami

La foto di lui sorridente e in posa di tre quarti, la barba ben curata, fasciato in un costoso abito blu appena incipriato da una grattugiata di forfora si affaccia ancora adesso con aria fintamente rassicurante dal sito del Comune di Roma.
Coratti Mirko, di professione impiegato, potentissimo esponente della nomenclatura Pd romana e neo-defenestrato dalla magistratura che l’ha pizzicato con le mani ancora appiccicate nella marmellata di mafia Capitale era, fino a qualche giorno fa, il vero deus ex machina del Campidoglio, l’uomo di fiducia di Marino per conto del quale amministrava e disponeva i lavori del Consiglio Comunale. Non uno qualunque, dunque. A decine circolano sul web le foto dei due gemelli, Coratti e Marino, mentre insieme celebrano, di fronte alle telecamere, sé stessi con una liturgia fatta di conferenze stampa che ora suonano beffarde.
Il Pd che vanta una capacità di rimozione emotiva senza precedenti per evitare di continuare ad essere accostato ai suoi uomini peggiori pescati con le mani nel sacco, s’è scordato di rimuovere dal sito del Comune di Roma la foto e, soprattutto, il curriculum del suo uomo più potente a Roma.

«Me so’ comprato Coratti», ammette Buzzi al telefono

«Me so’ comprato Coratti», lo inchioda il boss delle cooperative sociali Salvatore Buzzi in un colloquio pescato a strascico dalle intercettazioni dei Ros. Che documentano pagamenti per 100.000 euro da Buzzi a Coratti proprio per il suo ruolo vicino alla banda. Sentiamo come si descrive, invece, con toni elegiaci e un po’ naif questo campione d’onestà affacciandosi con il suo faccione sorridente dalla pagina ufficiale del presidente del Consiglio Comunale sul Portale del Campidoglio. «Mio padre aveva trasferito nella mia educazione un forte senso civico di impegno e di coscienza nei confronti della mia città…». E per fortuna. Pensa se lo aveva educato a rubare.

Riletto oggi, questo curriculum vitae da libro Cuore scritto con la penna intinta nella poesia fa quasi tenerezza. «Molto presto mi resi conto che volevo lavorare per il bene comune e a 24 anni scelsi di mettere in pubblico faccia e idee candidandomi per il Consiglio del Municipio III. Venni eletto. Da quel momento dedicai la mia vita alle Istituzioni…». Che poi le cose non siano andate proprio così sembra quasi un dettaglio in controluce.
«Volevo essere riferimento, in particolare, per le fasce deboli del mio quartiere». Da lì, poi, il salto di qualità. Dalle fasce deboli alle necessità di Buzzi e soci.

I gorgheggi di Coratti: «lanciai il cuore oltre l’ostacolo…»

«Il rispetto dell’uomo – gorgheggia Coratti nel suo curriculum divenuto improvvisamente imbarazzante e anche un po’ ridicolo alla luce delle vicende scoperchiate dai Rosfa parte delle mie scelte di indirizzo e di governo amministrativo e, a distanza di molti anni, ne vado sempre molto orgoglioso soprattutto in un momento in cui riconosciamo intorno a noi comportamenti discutibili, cattivi modelli e grande confusione…». Non sembra sfiorarlo l’idea che egli stesso possa essere un cattivo modello con comportamenti discutibili. Oggi quei 100.000 euro passati di mano e “fotografati” dagli investigatori stanno a dire ben altro.
Immaginiamo e rispettiamo ora con sacralità l’imbarazzo dello spin doctor di Coratti che prestò, all’epoca, la sua creatività, per non dire sfrenata fantasia, al complice di Buzzi, cucendogli addosso questo abituccio in stile Caraceni che oggi sembra andargli un po’ strettino.
Forse oggi Coratti non avrebbe voluto scriverle quelle righe che suonano  beffarde e malinconiche: «nel 2001, altra sfida importante. Lanciai il cuore oltre l’ostacolo di ogni timore e dopo una faticosa campagna elettorale venni eletto Consigliere comunale, un impegno politico decisamente più gravoso del precedente ma del quale non sentivo il peso perché non ero solo. Camminavo con un gruppo di persone che stavano crescendo con me e che seguivano i parametri della politica sana…».

E Coratti ricorda: «con Veltroni diventai presidente…»

E in questo zuccheroso ricordo del fu tempo andato anche certi ricordi buttati nel frullatore finiscono per diventare quasi una chiamata di correo: «Venni eletto Presidente del Consiglio Comunale durante il mandato Veltroni, favorendo da subito un processo di partecipazione e di trasparenza importante: la trasmissione in video streaming di tutte le sedute dell’Assemblea elettiva». Sembra quasi di capire, insomma, che bastava andarsene nella stanza accanto, al riparo dalle trasmissioni in streaming, per continuare a rubare impuniti.
«Seppure a malincuore – concede Coratti – devo riconoscere che la figura dell’amministratore pubblico viene associata troppo spesso a quella di un personaggio astuto e scaltro…». Niente niente che stia per parlare di mafia Capitale?
Sicuro di sé, Coratti non sembra avere, fra le tante qualità che sfoggia nel suo curriculum, quella dell’indovino: «Guardandomi alle spalle vedo tanta strada percorsa. Se guardo avanti ne vedo altrettanta da percorrere…».

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