Stavolta a Renzi è andata male: il bullo toscano non ha schivato il cetriolo

1 Giu 2015 12:19 - di Mario Aldo Stilton

Non è bastato a Renzi mandare in giro la Maria Elena Boschi, neo Madonna pellegrina a caccia di consensi. Né gli è bastato schierare la Alessandra Moretti, neo icona del bon-ton della sinistra di governo, spianata da quel bulldozer di Luca Zaia. E neppure andare da Vespa e Giletti o avere schierati al suo fianco tutti i Tg e i giornali che contano. Matteuccio nostro ha toppato. Partito per suonare è stato suonato. Assai di più di quanto i dati nudi e crudi e le prime analisi possano dire.

Insomma, lo spaccone fiorentino ha sentito adesso, sulle sue carni, quanto è duro il cetriolo che in precedenza lui stesso ha indirizzato verso le altrui terga. “Io so io e voi non siete un cazzo” era stato fino ad oggi l’amabile incipit, mutuato dal mitico Marcese del Grillo, di questo pallonaro toscano diventato leader nazionale grazie ad una incredibile e inconcepibile catena di errori, di presunzioni e di stupidità inanellata dall’insieme della classe dirigente che l’ha preceduto: il prodotto della disaffezione e dello scoramento. Ed ha avuto vita facile perché gli italiani non hanno Storia e non hanno memoria. Perché diamo spesso l’impressione di essere ancora e null’altro che una mera espressione geografica e non un popolo; perchè il sacrificio e l’abnegazione valgono quasi sempre per gli altri e quasi mai per noi stessi. Renzi che non è stupido l’ha capito e s’è subito adeguato. E subito ha fatto quello che gli riesce meglio: promesse e parole, parole e promesse.

Ha cominciato pubblicizzando l’elemosina degli 80 euro per alcuni e nascondendo l’aumento delle tasse per tutti e, sempre con un dato di partecipazione minimale,  ha vinto le europee. Dato che gli ha fatto credere di avere tutti in pugno e di essere invincibile. Con relativa processione di appecoronati e leccaculo al seguito. Ma, siccome se uno si sente invincibile, prima o poi è costretto a fare i conti con la realtà, eccola oggi per l’appunto la realtà che presenta il primo, vero conto al bullo toscano: é la realtà del lavoro che non c’è, dei giovani che stanno a casa o sognano l’estero, della scuola che non funziona, della crisi che devasta le famiglie, delle multinazionali che arraffano e licenziano, del degrado dell’ambiente e del costante rischio idrogeologico. Tutti fatti con i quali gli italiani fanno i conti giornalmente. E che il bulletto di Palazzo Chigi finge ancora di ignorare.

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