Lo schiaffo al sindaco scuote Carrara e riapre il caso degli alluvionati

9 Giu 2015 18:41 - di Redazione

Il sindaco di Carrara Angelo Zubbani è stato colpito con un ceffone da un cittadino rimasto senza casa dopo l’alluvione del 5 novembre scorso in provincia di Massa Carrara. L’aggressore, Carlo Piccioni, 57 anni, di Fossone, frazione di Carrara, è stato denunciato dalla polizia per lesioni aggravate. Il primo cittadino, che guida una giunta di sinistra fortemente contestata dalla cittadinanza, ha ricevuto una prognosi di 22 giorni. Tutto è avvenuto a largo Marinai d’Italia, lungo la passeggiata del porto, durante la cerimonia dell’alzabandiera del riconoscimento nuovamente attribuito dalla Fee a Marina di Carrara.  Nelle stesse ore la polizia ha identificato una quindicina di partecipanti a una protesta contro il sindaco e la sua giunta, nel corso della quale sono stati esposti cartelli contro l’amministrazione (poi fatti togliere dai vigili urbani): «Questo Comune fa acqua da tutte le parti», «Nessuno vi ha votato per distruggere la città e depredare le risorse», «Bandiera blu, bandiera marrone» le scritte. Per tutti dovrebbe scattare una denuncia per manifestazione non autorizzata.

A Carrara aspettano interventi da novembre

A novembre scorso Zubbani aveva ricevuto un’altra dura contestazione in seguito ai danni per il maltempo, con lo straripamento del Carrione per il cedimento di un’argine del fiume. Quasi 2.000 persone, per lo più alluvionati, si erano radunate davanti al Comune chiedendo le dimissioni del primo cittadino e della giunta. Il sindaco in quell’occasione era stato anche colpito a una gamba e aveva pure accusato un lieve mancamento. La protesta aveva poi portato a una sorta di “occupazione” di una sala del Palazzo comunale – durata fino alla fine di gennaio quando Zubbani aveva firmato un’ordinanza di sgombero -, da parte di un gruppo di cittadini che aveva dato vita a un’assemblea permanente. Sull’episodio dello schiaffo al sindaco l’assemblea degli alluvionati di Carrara ha diramato un comunicato nel quale prende le distanze dall’aggressore. «L’accaduto è stato un gesto di un libero cittadino in libera coscienza, di cui comprendiamo le motivazioni ma che, come assemblea, non possiamo né giustificare né sostenere».

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