Sardegna, finisce una rivolta di immigrati e ne comincia subito un’altra

10 Giu 2015 16:29 - di Redazione

Si è conclusa la rivolta di immigrati asserragliati da due giorni sui pullman che li avevano trasferiti da Alghero ad una frazione di Sassari (Palmadula), ma che si si rifiutavano di prendere posto nell’agriturismo individuato dalla Prefettura. Dei 116 richiedenti asilo politico i 40 che avevano trascorso la seconda notte in pullman sono andati via e per loro si sta cercando una nuova sistemazione. Motivo della protesta degli immigrati, per la quale sono intervenuti da subito il sindaco di Sassari, il prefetto e il questore, la richiesta di un alloggio migliore, il rifiuto di venire sistemati in un luogo troppo isolato e lontano dai centri abitati. Quello in Sardegna è solo uno dei tanti episodi i che dimostrano l’insostenibilità per l’Italia di un’accoglienza senza regole e senza un tetto numerico. Rivolta e minacce anche a Valledoria dove  i profughi protestano per il poco cibo e di scarsa qualità. La cronaca quotidiana dopo gli ultimi sbarchi è fatta di proteste, risse, disagio dei residenti, ricerca disperata di strutture dalle autorità locali in un escalation di emergenza  sociale.

Ecco però un’altra rivolta di immigrati

Ora l’attenzione si sposta a Valledoria, nel nord Sardegna, dove altri 88 richiedenti asilo politico, ospitati in un’ex casa di riposo, da giorni si lamentano perché il cibo è poco e di scarsa qualità. E in più – sostengono i migranti – dopo un mese non hanno ancora visto un centesimo dei 2,50 euro che dovrebbero ricevere ogni giorno. In cambio ricevono, in realtà, un buono pasto dello stesso importo, ma i migranti lamentano che a Valledoria è utilizzabile in un solo esercizio commerciale. Il sindaco di Valledoria, Salvatore Terzitta, che aveva protestato per l’arrivo dei migranti senza un’adeguata organizzazione, segue la vicenda con attenzione: «I ragazzi si sono lamentati – spiega il primo cittadino – per la qualità del cibo che non era stato refrigerato. Ma oltre che della qualità si sono lamentati anche della quantità».

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