Adesso Renzi ha paura di perdere, “se a destra spunta Mister X”

16 Giu 2015 7:17 - di Redazione

«Basta con le primarie», dice Matteo Renzi ai suoi collaboratori in una giornata occupata più dal problema profughi che dal passo falso dei ballottaggi. Non significa che il Pd abolirà la selezione popolare dei candidati. Significa però che cercherà di limitarne l’uso, che proverà a guidare la scelta dei candidati in altri modi, anche più tradizionali, per non incorrere negli errori decisivi di Raffaela Paita in Liguria e Felice Casson a Venezia.

Per Renzi e Orfini, le sconfitte a Venezia e in Liguria son colpa delle primarie

“Un vero stop – raconta “la Repubblica – che nelle parole del presidente del Pd Matteo Orfini diventa un’abolizione: «Senza primarie avremmo vinto in Liguria e a Venezia. Così come abbiamo vinto nel Lazio e in Piemonte con Zingaretti e Chiamparino che non sono passati attraverso i gazebo». A Largo del Nazareno hanno quindi individuato la prima correzione da fare m vista delle amministrative 2016, di peso specifico ancora maggiore”. Milano, Torino e Napoli tornano alle urne e una sconfitta sarebbe bruciante per il Pd.

Zingaretti e Chiamparino i modelli individuati da Renzi per vincere

«L’Italia è un paese di destra – confida Renzi-. Se poi, all’interno della sinistra, si discute continuamente e su tutto, questo ci indebolisce. Ed è quel che è accaduto». Le diatribe infinite e la lotta intestina hanno creato uno stato dell’arte in cui «il Pd ha smesso di essere novità». Soprattutto il Pd renziano, intende naturalmente il segretario.

La paura di Renzi è dover sfidare un nuovo leader di centrodestra

«Dobbiamo continuare a dire come cambiamo – osserva il segretario -.Da oggi si torna al Pd che mi ha eletto». Sono parole che hanno un tono di sfida verso la minoranza. I dissidenti sono convinti di avere adesso l’occasione per contare di più, per condizionare l’attività di governo e i provvedimenti del premier. A cominciare dalla riforma della scuola su cui si comincia a votare stamattina in commissione al Senato. C’è chi mette nel mirino persino l’Italicum, una legge ormai approvata in via definitiva. «Con l’Italicum- ribatte Renzi alle critiche che avanzano dopo i ballottaggi, meccanismo che regola anche la nuova legge elettorale – sono sicuro di vincere contro Salvini, contro Berlusconi e contro un grillino». Diverso è il pronostico che nascerebbe dalla comparsa di un mister × della destra in grado di unire queste forze e contrapporsi al centrosinistra. «Se spunta un signor Rossi, il discorso è diverso», è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi.

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