Profughi a Ventimiglia, nello sgombero due agenti rimangono feriti

16 Giu 2015 15:57 - di Redazione

Profughi: a Ventimiglia l’emergenza cede il passo a un graduale ritorno alla normalità. Ma lo sgombero non è stato proprio indolore, anzi: le operazioni di evacuazione hanno registrato alcuni contusi e diversi malori durante lo sgombero dei migranti dalla pineta al confine con la Francia di Ponte san Ludovico. Durante l’azione delle forze dell’ordine, alcuni profughi hanno fatto resistenza passiva e agenti e carabinieri, in assetto antisommossa, li hanno dovuti prendere di peso e caricare sui bus con destinazione stazione ferroviaria. Alcuni migranti che hanno tentato di fuggire sono stati inseguiti e bloccati. E così, nel degenerare della situazione, due poliziotti sono rimasti feriti e due migranti sono stati fermati con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. I due, a quanto si apprende da fonti investigative, avrebbero colpito con calci e botte gli agenti di polizia.

Profughi a Ventimiglia: 2 agenti feriti

E non è tutto: dopo lo sgombero nella zona della pineta restano ancora circa 100 persone accampate. E a complicare il quadro della situazione ancora una polemica riportata dal sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano, che ha dichiarato di non essere stato avvertito dello sgombero. «Nessuno mi ha avvisato – ha detto – ne prendo atto, e sottolineo il comportamento esemplare dei cittadini». A questo, però, va aggiunto che ci sono anche una ventina di migranti “irriducibili” rimasti sugli scogli al valico fra Francia e Italia a Ventimiglia dopo l’evacuazione delle ultime ore. Un altro centinaio si trova invece sul piazzale antistante il confine, e altrettanti sono stati radunati alla stazione della città ligure. Fra questi 3-4 sono donne in gravidanza che sono costantemente monitorate dal personale medico.

Le dichiarazioni del Sap

E sul ferimento dei due agenti in servizio durante le operazioni di sgombero è intervenuto criticamente anche il egretario generale del sindacato di polizia, Gianni Tonelli, che a riguardo ha dichiarato: «Purtroppo come forze dell’ordine ci dobbiamo far carico della totale incapacità e dell’inerzia del nostro governo – e del ministero dell’Interno – in materia di immigrazione e di gestione dell’emergenza profughi; problemi che denunciamo da un anno e che oggi più che mai si scaricano sulle donne e gli uomini in divisa». «La colpa della politica politicante – ha concluso Tonelli –  è quella di aver fatto credere a tanti milioni di disperati che qui da noi ci fosse la bubbana. Mentre la Francia fa legittimamente i propri interessi, così come Svizzera e Austria, proteggendo i confini e limitando l’afflusso di clandestini, noi continuiamo a portare avanti una scellerata politica di accoglienza dove ad arricchirsi sono soltanto alcune cooperative e chi specula sui disperati, mentre le forze dell’ordine subiscono costantemente tagli, razionalizzazioni e umiliazioni».

Immigrazione, la proposta franco-tedesca

E mentre la situazione a Ventimiglia volge lentamente verso la normalità, sull’immigrazione Francia e Germania presentano una proposta «per un compromesso» che punti a mettere assieme molti Paesi, almeno questo è l’intento dichiarato dal ministro dell’Interno tedesco Thomas De Maiziere, in un punto stampa congiunto col collega francese Bernard Cazneuve. «Siamo in una situazione particolarmente difficile, e anche l’Italia ha un grosso peso da portare. Per questo la combinazione di solidarietà e responsabilità è la giusta risposta», ha spiegato De Maiziere parlando dell’iniziativa franco-tedesca, che in realtà era già stata presentata con una lettera al commissario Ue Dimitris Avramopoulos ad inizio giugno. Un’iniziativa che si traduce in «responsabilità da parte di Italia e Grecia e solidarietà da parte degli altri Stati, anche quelli che fino ad oggi non hanno preso richiedenti asilo». «Cazeneuve ed io – ha affermato De Maiziere – abbiamo lanciato congiuntamente un’iniziativa che forse può significare un compromesso. E il compromesso è: siamo pronti a mostrare solidarietà verso l’Italia e la Grecia. Siamo disposti ad aiutare lì, in maniera massiccia, su accoglienza e registrazioni. Siamo anche disposti a lavorare per una distribuzione in Europa». La dichiarazione d’intenti c’è: non resta che verificare e valutare la sua attuazione pratica.

 

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