Padre Dehon sarà Santo. È polemica, scrisse: «Gli ebrei assetati di denaro»

5 Giu 2015 13:37 - di Redazione

“Io voglio che finisca bene questo processo di beatificazione”: se per davvero è questa l’intenzione di Papa Francesco, la Chiesa di Roma si appresterebbe ad avere tra i suoi beati un Santo che non vedeva di buon occhio ebrei ed ebraismo. Si tratta di padre Leon Gustave Dehon, capo della congregazione, in attesa di essere appunto beatificato. Con quel piccolo problema cui accennavamo prima: il suo dichiarato antisemitismo. Papa Francesco ha ribadito la sua speranza durante l’udienza ai sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (Dehoniani) a proposito appunto della causa riguardante il fondatore della loro congregazione il francese padre Leon Gustave Dehon (1843-1925). Durante il suo discorso ‘a braccio’, il Pontefice ha parlato di Dehon come “quasi beato” e ha sottolineato il “problema dell’ermeneutica”, spiegando che “si deve studiare una situazione storica con l’ermeneutica di quel tempo, non del tempo di adesso”. Tradotto: era il tempo in cui ha vissuto ad essere particolarmente ostile agli ebrei, non il religioso in quanto tale.

Dehon Santo per Giovanni PaoloII

“Lui aveva chiesto al Signore la grazia dell’umiliazione – ha aggiuntoil Papa -, si vede che gliel’ha data dopo la morte”. Nel 1997 papa Giovanni Paolo II, che evidentemente non se ne era fatto un problema, aveva dichiarato Dehon “venerabile”. Presso la Congregazione per le Cause dei Santi il processo di beatificazione si è concluso il 19 aprile 2004. Ma la cerimonia di beatificazione, prevista per il 24 aprile 2005, fu rinviata dapprima a causa della morte del Pontefice (2 aprile 2005) e, successivamente, a causa delle accuse di antisemitismo mosse ad alcuni degli scritti di Dehon. Il sacerdote, infatti, pubblicò sul quotidiano cattolico La Croix articoli nei quali sostenne che gli ebrei erano “assetati di denaro (…) la bramosia del denaro è un istinto della loro razza”, definendo il Talmud “un manuale banditesco, corruttore e distruttore della società”, e suggerendo di rendere gli ebrei riconoscibili con particolari contrassegni, di mantenerli chiusi nei ghetti, di escluderli dalla proprietà terriera, dalla magistratura e dall’insegnamento. Nel leggere in prospettiva storica l’opera di Dehon bisogna comunque considerare il contesto storico caratterizzato dall’antisemitismo diffuso, che permeava anche gli ambienti cattolici. Quello a cui si riferisce l’attuale pontefice quando parla di “ermeneutica di quel tempo”.

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