Omicidio stradale, parla un papà: «Chi uccise mia figlia non andò in carcere»

11 Giu 2015 10:13 - di Gabriele Alberti

«Una grande vittoria, finalmente le vittime della strada avranno forse giustizia». La testimonianza di Nerio Papetti, papà di Beatrice, sedicenne uccisa da un pirata della strada il 10 luglio 2013 mentre attraversava la strada per tornare a casa, a Gorgonzola (Milano) accompagna l’approvazione al Senato del ddl per l’omicidio stradale e che ora passerà alla Camera. Con la stessa lucidità che lo ha sempre contraddistinto, fin dalle ore successive alla tragedia, Nerio Papetti ha aggiunto: «L’incidente può capitare a tutti, per distrazione, perché un pedone o un ciclista sbuca fuori all’improvviso, ma quando si guida ubriachi o senza patente o non ci si ferma a prestare soccorso, diventa crimine e va punito severamente».

Omicidio stradale: «Il pirata di mia figlia non andò in carcere»

Con le nuove norme i pirati della strada rischieranno fino a 27 anni di carcere. È questa le pena massima prevista per chi guidando in stato di ebbrezza (superando certi valori del tasso alcolemico) o sotto l’effetto di droghe uccide più di una persona e si dà alla fuga. Senza fuga gli anni di carcere sono 18. «Bea era la nostra luce, mia, di sua madre Roberta e della sua sorellina minore», ha proseguito il padre in preda a uno strazio che nessuno potrà mai placare. «Ci resta il ricordo, indelebile come il tatuaggio (stay strong) che ci siamo fatti entrambi, con il suo motto. Da quando è scomparsa ho seguito le vittime della strada e le associazioni che si sono battute per arrivare a questo decreto legge. Ci speravo e per fortuna è andato in porto». Ricordiamo che l’automobilista responsabile della morte di Beatrice si era costituito solo una settimana dopo il fatto ed è stato condannato a tre anni con sospensione della pena e della patente: «Quell’uomo avrà la patente dopo soli tre anni di sospensione. Non ha mai fatto carcere. Durante il processo ho scoperto che era stato denunciato due volte prima di quel maledetto giorno, per guida senza patente. Questo mi fa rabbia, il fatto che una persona così abbia avuto modo di prendere la patente in Italia, nonostante tutto. Gente così meriterebbe l’ergastolo della patente. Per fortuna, abbiamo ottenuto almeno i trent’anni».

Una famiglia straziata

La vita della famiglia Papetti è cambiata drasticamente, da allora: Quando la mia figlia minore esce, ho sempre l’angoscia, sento le auto sfrecciare sulla strada e tremo. Anche perché ci avevano promesso un sottopassaggio, ma essendo una strada provinciale, il Comune ha le mani legate, è solo riuscito a mettere un semaforo pedonale. Insomma, da quel punto di vista non è cambiato nulla». Per Nerio Papetti, quindi, «è importante prima la prevenzione. Spiegare ai giovani i rischi della strada, così come impedire a chi ha precedenti di guida senza patente o guida in stato di ebbrezza, di ottenerla con facilità. Sarà davvero vittoria quando cambierà la nostra mentalità e il rispetto del prossimo e delle regole, diventerà parte integrante della nostra cultura. Intanto mi auguro che l’applicazione del ddl sia effettiva

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