Migranti, in Europa un accordo «modesto». E l’Italia resta in emergenza

26 Giu 2015 10:22 - di Valeria Gelsi
migranti ue renzi

È un accordo «modesto» quello trovato dai capi di Stato e di governo dell’Ue sulla redistribuzione dei migranti da Italia e Grecia negli altri Stati membri. A definirlo così è stato lo stesso presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, al termine di una maratona notturna segnata da «emozioni fortissime» e scontri anche «violenti», come trapelato da una fonte europea.

Numeri irrisori

L’accordo prevede che da Italia e Grecia siano redistribuiti 40mila migranti in due anni, mentre sono 20mila quelli che saranno ricollocati dai campi profughi fuori dall’Europa. Numeri irrisori, dunque, e tempi che non avranno alcun effetto immediato sull’emergenza profughi in atto: solo dall’inizio di quest’anno le persone sbarcate sulle nostre coste sono ormai circa 60mila.

Nessun obbligo d’accogliere i migranti

Inoltre anche rispetto ai meccanismi di redistribuzione il testo approvato è piuttosto debole: vi si legge che i Paesi membri «decideranno per consenso». La formula è l’esito del duro braccio di ferro tra chi chiedeva che l’accoglienza fosse obbligatoria e chi, invece, spingeva perché fosse su base volontaria. Ora, benché non sia stato usato l’aggettivo «volontario», è evidente la sconfitta politica del primo fronte e la possibilità di manovra che resta al secondo, capeggiato da Angela Merkel. Infine, Bulgaria e Ungheria sono riuscite a ottenere un esonero, alla luce del numero di ingressi cui già fanno fronte sia dall’Est sia dalla Turchia.

 E Renzi si adegua

E che si tratti di un piccolo accordo, che poco incide per una effettiva soluzione dell’emergenza, lo si evince anche dalle parole di Matteo Renzi. I retroscena raccontano di un premier italiano che durante il vertice ha fatto la voce grossa, avvertendo che «se questa è la vostra idea di Europa tenetevela» e puntando i piedi soprattutto sull’inaccettabilità di una redistribuzione su base volontaria. A vertice finito, però, a Renzi non è rimasto che prendere atto di come erano andate le cose e rifugiarsi nella valutazione secondo cui l’accordo raggiunto «non è la soluzione del problema, ma la discussione oggi non era sui numeri, ma su un’espressione, la redistribuzione volontaria». Quindi, Renzi si è detto «molto felice che questa non ci sia nel testo». E poco importa se sulla redistribuzione «decideremo nei prossimi mesi», per il premier ciò di cui rallegrarsi è che «questo è un primo passo».

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