Buzzi e le coop rosse: Mafia Capitale si regge sui soldi dei contribuenti

8 Giu 2015 8:44 - di Redazione

“Il Nord e il Sud pagano per Roma con i circa 500 milioni annui che Finanziarie e leggi di Stabilità hanno istituzionalizzato per tenere in vita un ente che avrebbe dovuto andare in default da almeno una decina d’anni”, si legge su “Il Giornale”. Nel 2008, dopo l’insediamento di Gianni Alemanno, il governo Berlusconi decise di commissariare la gestione del debito pregresso (le cause ultime erano state Rutelli e Veltroni anche se Roma ha esposizioni datate agli anni ’60), fissandolo in 22 miliardi di euro. L’ex sindaco poteva ripartire da zero con una bad bank al proprio fianco che avrebbe dovuto estinguere un buco enorme anche grazie a quelcontributo annuo di 500 milioni, poi riconfermato in vario modo da tutti i governi successivi. Ma l’ultima due diligence condotta dal consiglio comunale evidenzia che la massa debitoria a fine 2014 è cresciuta a 853 milioni. Mentre il debito pregresso – gestito dal commissario Massimo Varazzani – è sceso da 22a 14 miliardi, ma è sempre ingente.

Coop rosse prosperano grazie alla spesa pubblica

Nonostante tutto, lo Stato ha fatto finta di nulla e con il decreto Salva-Roma dell’anno scorso il tandem Letta-Renzi ha concesso al sindaco Ignazio Marino ulteriore margine di manovra consentendogli di aumentare, ad esempio, l’addizionale Irpef fino al 9 per mille, la più alta d’Italia. In uno scenario simile è già tanto che i «Salvatore Buzzi» si contino sulle dita di una mano. Nello scorso dicembre la Ragioneria generale dello Stato (cioè il Tesoro) aveva sollevato dubbi sugli affidamenti diretti della giunta Marino, tra gli altri quelli alla «Eriches 29» di Salvatore Buzzi cui si dovevano 6,2milioni di euro. Nei giorni scorsi vi abbiamo fornito alcuni dati sui finanziamenti erogati dal dipartimento Politiche sociali (280 milioni nel 2013 e nel 2014): una pletora di coop cui viene delegata, spesso senza gara o in regime di proroga, la gestione dei servizi assistenziali.

Il pessimo stato delle finanze capitoline ha aiutato le coop rosse

E quando le gare vengono bandite – ed è questa l’ipotesi della Procura – sarebbero «disegnate su misura» per i partecipanti grazie a una ramificata rete corruttiva. A marzo scorso i Ros dei Carabinieri si sono recati in Campidoglio proprio per acquisire le carte della «manovrina» comunale dello scorso novembre che coprì con 56 milioni i debiti fuori bilancio derivanti proprio dagli affidamenti diretti. Le cooperative, inoltre, spesso pagano meno di quanto dovrebbero l’affitto delle proprie sedi al Comune. Che proprio sulla riscossione dei canoni è stato messo inmora dalministerodell’Economia, perché Roma non riesceariscuotereciòchelespetterebbe: dalle semplici multefino ai fitti (oltre 60 milioni di euro regalati in una quindicina d’anni). A questo si aggiungono le «illegittimità nelle assunzioni del personale» e nell’«erogazione dei compensi» che, detto tra noi, è un po’ come scoprire l’acqua calda visto che il Comune di Roma da’ lavoro a circa 60mila persone la cui necessità non è del tutto giustificata visto che i trasporti e gli altri servizi di pubblica utilità hanno standard qualitativi medio-orientali.

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