Alemanno querela Ignazio Marino, Merlo e Buttafuoco: «Mi hanno diffamato»

5 Giu 2015 16:34 - di Redazione
«Dopo la lettura dei giornali ho deciso di querelare per diffamazione il sindaco Ignazio Marino, Francesco Merlo per un articolo pubblicato su La Repubblica e Pietrangelo Buttafuoco per un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano. Sia nelle dichiarazioni del sindaco sia negli articoli pubblicati dai due commentatori si dà infatti per scontato che io abbia richiesto attaverso Buzzi voti alla ‘ndrangheta per le elezioni europee del 2014». Gianni Alemanno passa alla controffensiva: «Basta leggere l’ordinanza del gip Flavia Costantini per comprendere che non c’è nessun fondamento concreto in queste affermazioni. Io mi sono limitato a chiedere un aiuto elettorale a Salvatore Buzzi nella sua veste di esponente della cooperazione sociale e quando questi non era inquisito e neppure lontamemente sospettato di un qualsiasi collegamento con gruppi mafiosi».

Alemanno: guardate le preferenze che ho avuto

 «Così come ho fatto con altri esponenti di organizzazioni di categorie, la mia richiesta rientrava in una lecita attività di raccolta di consenso. È evidente che se questa mia richiesta poi è stata canalizzata da Buzzi nei confronti della ‘ndrangheta ciò deriva solo da una sua autonoma scelta di cui io non sono stato fatto neppure lontanamente partecipe – specifica Alemanno – E in ogni caso, come ho già evidenziato, basta guardare i riscontri delle preferenze per comprendere che in realtà nessun supporto è stato portato a me e tanto meno alla lista di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale nei comuni di maggior radicamento dei clan ‘ndranghetisti: a Limbadi ho preso solo 5 preferenze su 981 votanti e al comune di Nicotera 14 preferenze su 1901 votanti».

«Basta con la campagna di fango»

Poi aggiunge: «Dopo i soldi in Argentina i voti chiesti alla ‘ndrangheta: per diffamare una persona le balle a effetto fanno più impressione delle risultanze effettive di un’inchiesta difficile e problematica. Ricordate quando uscì l’intercettazione di Odevaine che mi accusava di aver portato insieme a mio figlio valigie di soldi in Argentina? Nonostante gli stessi inquirenti avessero sottolineato che non c’era nessun riscontro di queste chiacchiere telefoniche, nonostante non sia mai partita nessuna rogatoria in Argentina per cercare controprove, nonostante l’evidente assurdità di un sindaco in carica che esporta personalmente valigie di contanti in uno dei paesi più finanziariamente instabili del mondo, questa notizia rimbalzò per settimane negli articoli e nei commenti dei giornali e sui social network».

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