Uber, i taxi vincono il primo round: bloccato in tutta Italia Uber-pop

26 Mag 2015 12:36 - di Paolo Lami

Vince il primo round la corporazione dei tassisti contro Uber. Il Tribunale di Milano ha disposto il blocco di “Uber-pop“, uno dei servizi messi a disposizione dalla App Uber, su tutto il territorio nazionale con inibizione dalla prestazione del servizio accogliendo il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti per «concorrenza sleale».
Nelle scorse settimane, infatti, le organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi, assistite da un team legale composto dagli avvocati Marco Giustiniani, Nico Moravia, Giovanni Gigliotti e Alessandro Fabbi, avevano presentato un ricorso cautelare ed urgente per chiedere l’oscuramento della “App” Uber-Pop, uno dei servizi messi a disposizione dalla multinazionale americana Uber che permette a chiunque di fare il tassista senza licenza, e l’inibitoria dal servizio.
Oggi il giudice della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, con un’ordinanza ha accolto il ricorso, accertando, da quanto si è saputo, la cosiddetta «concorrenza sleale» del servizio del Gruppo Uber.
Il giudice con un provvedimento cautelare ha disposto il blocco di Uber-Pop e l’inibitoria della prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale. Nel suo provvedimento il magistrato ha chiarito che Uber avrà 15 giorni di tempo per adeguarsi all’inibitoria disposta, altrimenti scatteranno delle penali.

Violenze e insulti dei tassisti contro la manager di Uber

Contro il provvedimento cautelare, in ogni caso, c’è la possibilità da parte di Uber di fare ricorso. Ed è certissimo che l’azienda americana si muoverà per tutelare non solo il suo business ma anche il diritto dei cittadini a un servizio concorrenziale con quello dei tassisti.
La battaglia dei tassisti contro Uber è spesso sfociata in violenze incredibili, al limite del penale. Appena qualche mese fa, all’inizio dell’anno, nel febbraio 2015 alcuni esagitati avevano appeso di fronte all’abitazione di Benedetta Arese Lucini, la country manager italiana di Uber, uno striscione gravissimo e offensivo in cui le veniva dato esplicitamente della «puttana»: «Benedetta Arese Lucini puttana. Riceve in (segue l’indirizzo dell’abitazione della manager ndr). Per Maran è gratis». Maran è l’assessore milanese alla mobilità Pierfrancesco Maran al quale la corporazione che si scaglia contro Uber aveva riservato anche un fantoccio impiccato con il suo volto. Ma questi sono solo gli ultimi dei molti episodi che hanno costellato  e che costellano, quotidianamente, la guerra dichiarata dalla corporazione dei tassisti contro l’azienda americana, i suoi rappresentanti e i suoi autisti in Italia, fra minacce esplicite, volantini contenenti intimidazioni gravissime, lanci di uova, persino tentativi di sequestrare gli autisti di Uber e le loro auto spesso gravemente danneggiate a calci e pugni.

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