Storace attacca il pd Di Stefano: corre a votare l’Italicum inseguito dai pm

6 Mag 2015 11:51 - di Redazione

“Nonostante i grattacapi che gli procura la magistratura, Marco Di Stefano ha rinunciato al riserbo in cui si è gettato da quando è entrato nel frullatore giudiziario col caso dei palazzi d’oro della regione Lazio e si è precipitato a dire sì all’Italicum. Magari entrambi, Di Stefano e Renzi, sanno se il mutuo soccorso è relativo solo ai voti parlamentari o c’è anche altro”. Lo rileva, in una nota, il segretario nazionale de La Destra e vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Francesco Storace che punta l’indice su un fatto che ritiene assai curioso: il voto a sostegno del governo Renzi e dell’Italicum del parlamentare attualmente oggetto di un paio di inchieste della magistratura capitolina. Ed ecco perciò che Storace avanza un dubbio: “Di Stefano potrebbe andare a processo per una maxitangente che secondo la Procura di Roma avrebbe intascato dai costruttori Pulcini. Un ben di Dio del valore – spiega – di un 1,8 milioni di euro che sarebbe finito nelle sue tasche grazie alla compravendita di immobili che avrebbe favorito quando era assessore alla regione con Marrazzo, con delega al patrimonio. A chi lo ha precettato per il voto sull’Italicum, i problemi giudiziari di Di Stefano non interessano. E questo fa venire il dubbio che convenga tenerselo buono”.

Storace attacca il Pd

Ma non finisce certo qui. Infatti, evidenzia ancora il leader de La Destra,  c’è nell’aria pure “l’altra inchiesta, quella che riguarda la scomparsa di un suo collaboratore, svanito nel nulla anni addietro. Magari Di Stefano potrebbe sapere nomi e cognomi di altri interessati al lucroso affare. Tacciono tutti: Renzi e Zingaretti, che sulla notizia della conclusione del lavoro dei pm non ha proferito verbo. Tantomeno per assicurare che la regione si costituirà parte civile contro la truffa di cui sono accusati gli imputati, a partire da un po’ di dirigenti di Lazio Service e magari chiarire se stazionano ancora in azienda. Tace Marino, grazie al quale Di Stefano è parlamentare a seguito delle dimissioni della Leonori dalla Camera, e tace anche il senatore Scalia, che fu successore di Di Stefano nella gestione del secondo immobile di Lazio Service. Ma – conclude Storace – uno scandalo di tal fatta merita chiarezza e verità, non reticenza. Anche se riguarda il Pd“.

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