Scuola, i colpevoli dello sfascio sono gli insegnanti di sinistra. Stiano zitti…

14 Mag 2015 13:47 - di Girolamo Fragalà

Facile, fin troppo facile scendere adesso in piazza e urlare «Pd, non ti voto più». Non ci si lava la coscienza così, in un attimo, perché da decenni i maggiori responsabili dello sfascio della scuola sono proprio loro, gli insegnanti di sinistra. È sacrosanto contestare la riformicchia di Renzi, che fa acqua da tutte le parti, raffazzonata, superficiale e insidiosa. Ma la protesta perde di credibilità agli occhi dell’opinione pubblica nel momento in cui ne sono protagonisti quei sindacati che hanno sempre portato acqua politica ai soliti noti, fregandosene della validità delle proposte altrui, e quei docenti che hanno l’obiettivo di smantellare tutte le nostre tradizioni. Ecco qualche esempio:

1-Le Foibe, una storia da non insegnare

Neppure la legge ha convinto molti docenti di sinistra a commemorare a scuola il Giorno del Ricordo, gli italiani che sono stati massacrati dai partigiani comunisti di Tito. Pagine di storia troppo scomode, che i prof preferiscono dimenticare. Non a caso quelle pagine sono state strappate per decenni dai testi scolastici.

2-Le lezioni gay alle elementari

I prof “rossi” in tutt’Italia hanno trasformato le lezioni contro l’omofobia in uno strumento di propaganda a favore delle unioni e delle adozioni omosessuali. In una scuola elementare in provincia di Vicenza, sempre a causa di quei corsi che dovrebbero abituare alla diversità, un bambino è tornato a casa dicendo: «Papà, lo sai che posso diventare femmina?». Da qui la protesta dei genitori. Ma è solo uno dei tanti casi che per settimane hanno riempito le cronache dei giornali.

3-Il film omosessuale proiettato alla scuola media

A scuola proiettano un film. Gli alunni delle medie sono contenti, qualche ora di lezione in meno, niente storia o matematica, ci si rilassa un po’ insieme ai compagni di classe. Ma la sorpresa lascia di stucco: è la storia di un padre che lascia la famiglia per andare a vivere con un altro uomo. In sostanza, una storia d’amore gay. La scusa è sempre la stessa: quella strana, incredibile e incomprensibile educazione sentimentale, che professori e presidi (di sinistra) si ostinano a voler insegnare a scuola.

4-Le favole gay all’asilo

Sempre le maestre “progressiste” hanno introdotto le favole gay all’asilo. Racconti stravolti, Biancaneve che viene svegliata con un bacio in bocca da una principessa e non da un principe; la coppia di pinguini gay che con l’inseminazione fanno un figlio; fino a La piccola storia di una famiglia: ci sono due donne, Mery e Frenci, che su amano ma a loro mancava il “semino” per far nascere un figlio. Allora scoprono che in Olanda c’è una clinica dove alcuni signori donano i loro “semini” a chi non li ha. Uno allora finisce nella pancia di Mery e fa crescere una nuova bambina. Il tutto corredato da scritte grandi su pagine a colori pastello dove le due donne si scambiano bacini e cuoricini.

5-“Genitore 1” e “Genitore 2”

Per svuotare il concetto di famiglia, ecco l’iniziativa partita in qualche istituto scolastico e poi allargatasi a macchia d’olio: sui moduli di iscrizione e sul libretto di giustificazioni sono state cancellate le parole “madre” e “padre” con “genitore 1” e “genitore  2”. Polemiche furiose, mamme che si sono rifiutate di firmare, studenti che si sono dichiarati contrari e che hanno dato vita a manifestazioni. Il fenomeno si è pian piano sgonfiato, ma resta il tentativo dei “prof rossi” di combinarne un’altra.

6-L’eliminazione dei simboli religiosi

Con la scusa di non turbare chi non è cattolico, in molte scuole si è giunti a togliere il Crocifisso dalle aule, a non festeggiare il Natale o a trasformarlo in una festa laica, a non consentire la benedizione pasquale e addirittura ad allontanare il prete, «si accomodi fuori». L’ora di religione viene presentata come propaganda faziosa, nessuno dice che approfondire il Cristianesimo è cultura, non uno spot. In molte scuole elementari, sono state ignorate le feste della mamma e del papà.

7-La rivolta “politica” contro il maestro unico

Tutti in piazza, i prof di sinistra e gli studenti di sinistra, non appena si parlò della riforma Gelmini. Non c’era nemmeno il testo e già prepararono la rivolta. Il “maestro unico” alle elementari diventò una specie di mostro capace di distruggere la scuola. Inventarono la balla della cancellazione quasi totale del tempo pieno. Dissero che la riforma avrebbe favorito le private “uccidendo” la scuola pubblica. Coinvolsero ignari genitori che portarono in piazza gli scolaretti. Non è accaduto nulla di quanto sostenevano ma il loro obiettivo era solo andare contro il governo di centrodestra. Ecco perché oggi la protesta degli insegnanti rossi non è credibile, nonostante la riforma Renzi sia un pasticciaccio. Se rimanessero in silenzio, lasciando la parola ai colleghi non omologati, avrebbero più ascolto nell’opionione pubblica. Che non dimentica.

 

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