Scuola, buona o no, il ddl va avanti. Ecco la riforma in 12 punti

21 Mag 2015 15:48 - di Martino Della Costa

Scuola, se sarà buona o meno, lo si vedrà: per il momento, però, la riforma intestata all’istruzione procede, e dopo l’ok della Camera, ora tocca al Senato. Ma da uno step istituzionale all’altro, lo stesso premier non ha escluso ulteriori aggiustamenti, oltre a quelli registrati in corso d’opera, da aggiungere al disegno di legge licenziato più di un mese fa dal Consiglio dei ministri. «Si può sempre discutere e migliorare ,ma la cosa vera è che questo Paese si è rimesso in moto», ha dichiarato infatti Renzi: come a dire che l’impianto della riforma è quello che conosciamo, poi tutto è sempre aggiornabile e perfettibile. Tanto è vero che, come ricordato su Repubblica, che nell’edizione odierna propone uno schema riassuntivo dei punti principali del ddl, anche il ministro dell’istruzione Giannini ha ribadito che «l’impianto non cambia, né cambierà al Senato», anche se è innegabile che delle modifiche al testo sono state apportate in questo lungo e sofferto work in progress. Vediamo, allora, come si presenta oggi la riforma divisa e analizzata in 12 punti.

La riforma della scuola in 12 punti: ecco come cambiano le cose

1) Il preside. Si ridimensionano leggermente i poteri accentrati nelle sue mani in un primo momento, quando era stato stabilito che il dirigente scolastico fosse il deus ex machina della scuola, decidendo il piano di offerta formativa, selezionando e scegliendo i docenti, valutando a chi attribuire i bonus. Ora invece, dopo le modifiche approtate in corso d’opera, è stabilito che le decisioni prese dal dirigente scolastico devono essere pubblicate sul sito della scuola; che un pool di valutazione regionale valuterà il suo lavoro, e che, insieme a due insegnanti e due genitori, assegnerà i bonus che, quindi, non potrà decidere di attribuire in autonomia.

2) Il consiglio d’Istituto. In una prima stesura del testo era previsto che l’organo costituito da docenti e rappresentanti di studenti e genitori non avesse un ruolo «attivo» nella gestione della didattica, completamente fagocitato dal potere accentrato nella figura del dirigente scolastico. Ora, dopo le revisioni inserite nel testo, diventa «parte attiva nella collegialità della scuola»: approva il Pof (Piano di offerta formativa), ne propone aggiornamenti e modifiche, valuta le proposte del preside in materia di scelta dei docenti.

3) I concorsi. Dal 2016 per accedere all’insegnamento ci sarà solo il concorso pubblico che, annullate le graduatorie, diventerà l’unico criterio di accesso alla professione. Previsto un concorso ogni tre anni, l’esame prevede il riconoscimento dei titoli e degli anni di servizio conseguiti, calcolati come punteggi aggiuntivi.

4) Insegnanti di sostegno. Il docente sceglie da subito se assolvere alla funzione dell’insegnante di sotegno o se insegnare una singola materia scelta.

5) L’istruzione professionale. Come riportato da Repubblica la riorganizzazione si deciderà per legge. O meglio, come riporta il quotidiano diretto da Ezio Mauro: «La riorganizzazione degli istituti tecnici di formazione superiore e post secondaria viene definita già nel ddl. Il 30% dei fondi che lo Stato stanzia per gli istituti tecnici sarà legato agli esiti dei diplomati nel mondo del lavoro».

6) Le scuole non statali. Introdotto lo School Bonus. Dopo aver stabilito le detrazioni fiscali solo per chi manda i figli alle scuole paritarie ma solo di primo ciclo (infanzia, primarie e medie), è stato approvato un emendamento che estende le detrazioni  anche per i figli che vanno alle superiori.

7) Il tirocinio. Prevede tre anni di pratica per tutti i nuovi docenti. Per diventare insegnante il laureato deve affrontare un concorso, superato positivamente il quale accede alla cattedra coin un tirocinio che dura tre anni. Tre anni di affiancamento al docente, retribuiti da subito. Dopo l’apprendistato, però, sarà valutato dal preside che potrà scegliere se tenerlo o meno.

8) I precari. Tutti quelli risultati idonei al concorso 2012 verranno assunti nel 2016.

9) Il 5 per mille. La donazione viene cancellata.

10) La scelta dei docenti. I prof sono registrati negli albi territoriali e rimangono in attesa della chiamata del preside, al quale spetta il compito di convocarli per un colloquio. A loro scelta possono però anche inviare un curriculum alla scuola che preferiscono: ma anche in quel caso devono comunque rimanere in attesa di una chiamata del dirigente scolastico per un colloquio. Chi non viene selezionato dall’ambito territoriale viene assegnato alla scuola dall’ufficio scolastico regionale.

11) Dispersione scolastica: per combattere il fenomeno, l’età dell’apprendistato (quello di primo livello, non professionale) viene spostata da 15 a 16 anni, perché possa coincidere con la scuola dell’obbligo e contrastare, dunque, il fenomeno – in aumento specie al sud – della dispersione scolastica.

12) Le scuole in carcere: un articolo introduce le scuole in carcere con docenti di ruolo dotati delle specifiche misure previste per l’insegnamento ai detenuti prescritte per la partecipazione ai concorsi per la scuola primaria: «Per loro – riporta la Repubblica – è previsto un ruolo speciale con un titolo specifico che dà l’abilitazione a insegnare ai detenuti».

 

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