Romero è beato: nuovi documenti dimostrano che non era marxista

23 Mag 2015 19:23 - di Redattore 92

Monsignor Oscar Arnulfo Romero, l’arcivescovo di San Salvador ucciso nel marzo del 1980 mentre celebrava la messa, è stato proclamato beato nella cerimonia presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, nella Piazza Salvatore del Mondo di San Salvador. La sua festa sarà il 24 marzo, giorno della morte. La missiva apostolica di papa Francesco, letta in latino e spagnolo durante la cerimonia, precisa che la figura del beato Romero sarà ricordata ogni 24 marzo, «la data in cui è nato al Cielo», ossia nella quale è stato ucciso da un cecchino per aver denunciato le violazioni dei diritti umani da parte della dittatura militare che governava allora il paese centroamericano.

Per Romero beato folla in piazza a San Salvador

Malgrado la pioggia caduta durante la notte sulla capitale del Salvador, centinaia di pellegrini hanno partecipato alla veglia in attesa della cerimonia di beatificazione di monsignor Romero, nella centrale Piazza Salvatore del Mondo. Una processione è partita dalla cattedrale di San Salvador, dove riposano i resti di Romero, e ha raggiunto, nei pressi della piazza dove si è celebrata la beatificazione, l’altare improvvisato sul quale il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga ha celebrato una messa, per inaugurare la veglia dei fedeli. «Siamo molto contenti che malgrado il maltempo ci sia così tanta gente, e non solo del Salvador, riunita per celebrare e lodare il Signore», ha detto Elias Bolanos, vescovo di Zacatecoluca.

Quando Romero scriveva: «Sono cristiano e non marxista»

Romero aveva piena coscienza del rischio mortale cui andava incontro con il suo impegno di denuncia sociale a fianco dei poveri in El Salvador degli anni Settanta. È quanto rivelano le lettere finora mai pubblicate – ora disponibili grazie alla curatela e al commento di Jesus Delgado, il suo segretario del tempo, attuale vicario generale di San Salvador – raccolte nel nuovo libro “‘La Chiesa non può stare zitta.  Scritti inediti (1977-1980)” (Editrice Missionaria Italiana). Mentre lo scorso 24 marzo si sono ricordati i 35 anni dell’assassinio di Romero sull’altare da parte di un sicario del regime, in questo testo – che nella sua prefazione monsignor Vincenzo Paglia, postulatore della causa di beatificazione, definisce importante per restituirci “l’autentico” volto del presule-martire – emerge con forza la consapevolezza dell’arcivescovo salvadoregno di essere bersaglio dei violenti proprio a causa della sua fedeltà al Vangelo. In una lettera a un colonnello nel 1978, Romero respingeva le accuse di essere contiguo all’ideologia marxista: «Un altro modo di accusare la Chiesa di infedeltà consiste nel dirla marxista. Sono gli interessi acquisiti a cercare di far passare per marxista l’azione della Chiesa quando questa ricorda i più elementari diritti dell’uomo e mette tutto il suo potere istituzionale e profetico al servizio degli indigenti e dei deboli»,  scriveva Romero, nelle cui parole si nota una chiara assonanza con le attuali posizioni di papa Francesco.

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