Lite da condominio fra Zingaretti e Renzi sul filo della “dottrina Ricucci”

20 Mag 2015 13:50 - di Paolo Lami

Il concetto già lo aveva espresso, magari con parole un tantinello diverse, l’indimenticabile odontotecnico-immobiliarista Stefano RicucciÈ facile a fa’ er frocio cor culo deji arti…»). Nicola Zingaretti, che si considera una spanna superiore all’odontotecnico di Zagarolo, aggiorna il concetto ma sceglie una maniera più soft, diciamo didascalica, seppure piccata, per prendere di petto il segretario del suo partito che l’ha chiamato in causa urbi et orbi, dalle telecamere nazionalpopolari di Porta a Porta accusandolo senza mezzi termini di aver aumentato le tasse.
Le critiche di Renzi arrivano durante la registrazione di Porta a Porta: «In Lazio, Piemonte, Liguria, Abruzzo hanno portato l’addizionale al livello massimo. Loro volevano alzare il tasso dell’addizionale ma noi abbiamo messo una forchetta. I singoli spieghino – dice minaccioso Renzi – perché aumentano le addizionali».
«Spiego con piacere al Presidente del Consiglio – replica acido il governatore della Regione Lazio – il motivo per cui nel Lazio, ma solo per i redditi superiori a 35 mila euro, è stata aumentata l’aliquota Irpef: perché il Governo ci ha tagliato circa 725 milioni di euro di trasferimento in due anni. Se ce li restituisce siamo pronti ad abbassare subito Irap e Irpef». Poi la stoccata: «Mi capitò di dirlo qualche mese fa: è molto semplice far quadrare i conti del governo centrale con tagli agli enti locali. Lo sanno fare tutti».

Pochi mesi fa un altro scontro fra Zingaretti e Renzi

Un botta e risposta tra Renzi e Zingaretti che ricorda un altro scontro.
Non è la prima volta che il presidente del Lazio e Renzi si accapigliano pubblicamente: lo scorso 15 ottobre – e anche in quel caso fu botta e risposta con l’ex-sindaco di Firenze – Zingaretti aveva scelto l’ironia pungente: «E’ come se vi invito tutti a cena e faccio bella figura, tanto paga qualcun altro», aveva detto.
D’altra parte la controreplica che filtra ora da Palazzo Chigi non è certo distensiva. E, anzi, chiarisce una volar di più come il rapporto fra i due stia mostrando la corda: noi non c’entriamo nulla, anzi abbiamo salvato i vostri bilanci dal crac, replicano freddamente da palazzo Chigi all’attacco velenoso di Zingaretti.
Volano, insomma, gli stracci. E volano pubblicamente. Una lite condominiale che evidenzia, una volta di più, il malpancismo di ampi settori del Pd nei confronti del premier.
La frittata oramai è fatta. Ma va salvata la faccia, l’immagine è tutto per il premier. I due si sentono al telefono, cercano di ripianare lo scazzo. Alla fine è Zingaretti a piegare la testa. Ubi major, minor cessat. E lo fa, come piace a Renzi, sui social: un tweet di Zingaretti in serata cerca di smorzare i toni: «abbiamo chiarito tutto – giura il governatore del Lazio con involontaria ironia – uniti per cambiare l’Italia». Fratelli coltelli.

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