Furti e borseggi, i nomadi denunciati e arrestati. Ma il Pd finge di non vedere

4 Mag 2015 12:27 - di Franco Bianchini

Nomadi in manette, vicende che sembrano senza fine, nel silenzio totale di una sinistra che gira la testa dall’altra parte criminalizzando chi protesta. Il bollettino è ogni giorno più “ricco”. Arrestata per il reato di furto aggravato in abitazione, Lela Radulovic, 32enne rom domiciliata in un campo nomadi di Cisterna di Latina presso il quale i militari l’hanno rintracciata. L’attività investigativa sviluppata dai militari attraverso la ricostruzione del modus operandi, l’analisi di alcune testimonianze e la minuziosa ricostruzione dei movimenti di un gruppo di etnia rom sul quale si erano rivolte le attenzioni degli inquirenti per la loro assidua presenza nei pressi di luoghi di culto e un insolito aggirarsi nelle adiacenze di private abitazioni, unitamente al riscontro di alcune tracce rilevate in occasione dei sopralluoghi, ha consentito di individuare nella donna una delle responsabili di due furti in abitazione consumati nell’abitato di Montesilvano (Pescara) per un valore di 10mila euro fra gioielli e contanti.

 Nomadi ancora protagonisti negativi. In pochi giorni un’escalation

Negli ultimi giorni è stata una escalation. In occasione del Concertone del Primo Maggio a Roma sono finiti in manette 21 borseggiatori. Sono nomadi di nazionalità romena, provenienti da vari insediamenti della Capitale, di età compresa tra i 16 e i 45 anni. Poche ore prima, denunce sono state scattate nei confronti di due giovani nomadi, entrambe romene, provenienti dall’insediamento di Aprilia e già con diversi precedenti, sorprese all’interno dello scalo ferroviario Roma Termini mentre chiedevano con insistenza l’elemosina, molestando i passeggeri intenti ad acquistare i titoli di viaggio presso le biglietterie automatiche o in transito sulle banchine.

Molta eco ha avuto l’operazione della polizia municipale nel campo nomadi Castel Romano di sgombero e allontanamento di finti poveri. Gli allontanamenti riguardano sei nuclei familiari, per un totale di una quarantina di persone. Sui loro conti correnti sarebbero state trovate consistenti somme, anche oltre i 100mila euro. Si tratta perciò di finti indigenti che quindi non hanno diritto a usufruire dell’assistenza dell’amministrazione.

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