La “cerbiatta” di destra Ayelet Shaqed conquista la ribalta in Israele

7 Mag 2015 18:51 - di Antonio Marras

All’età di 39 anni – festeggiati oggi assieme con la nomina a ministra della giustizia – Ayelet (“cerbiatta”) Shaqed emerge come uno dei personaggi più significativi del nuovo governo di Benyamin Netanyahu, come esponente di primo piano della destra nazional-religiosa. Un partito di elevato profilo ideologico che si prefigge di plasmare le strutture del Paese a sua immagine e somiglianza. Alla Shaqed viene adesso affidata dal partito la delicata revisione della magistratura e dei tribunali. Paradossalmente, la Shaqed è cresciuta come incarnazione della Tel Aviv laica, in una famiglia di sionisti idealisti immigrati dalla Romania alla fine dell’Ottocento per dissodare la terra della Galilea. La madre, insegnante, ostentava una accesa fede laburista. Ayelet avrebbe mosso i primi passi nei boy scouts, e poi nella Brigata di fanteria Golani, come educatrice. Ha incontrato il futuro marito – un pilota dell’aviazione militare, membro di un Kibbutz – durante un lungo viaggio in America Latina.

Ayelet Shaqed: fredda, gentile e volitiva

Laureata in ingegneria elettrica e in scienza del computer, nella scorsa legislatura ha lasciato ammirati anche gli avversari politici per le doti analitiche e per la volitività. È così emersa come una delle parlamentari migliori, assieme con la “rossa” Stav Shafir, una pasionaria laburista dalla capigliatura fiammeggiante. Ad ingaggiare in questi giorni con Netanyahu un drammatico braccio di ferro affinché fosse nominata ministra della giustizia (in sostituzione di Tzipi Livni) è stato il leader del suo partito, Naftali Bennett. Shaqed e Bennett hanno frequentato assieme una ”scuola di alta politica” con un docente di eccezione: lo stesso Netanyahu che nel 1996, mentre era all’ opposizione, aveva bisogno attorno a sé di collaboratori promettenti. Bennett era un intraprendente, Shaqed l’incarnazione dell’efficienza. Due anni dopo Netanyahu e la moglie, Sarah, si resero però conto che ”quei due” rappresentavano un pericolo potenziale. Fu l’inizio di una rottura lacerante, definitiva. Con un volto ad acqua a sapone e con un abbigliamento castigato (per non urtare la sensibilità dei rabbini di Focolare ebraico) Shaqed facilmente potrebbe trarre in inganno, essere sottovalutata. Ma chi ha imparato a conoscerla sa che punta lontano. Ad esempio alla futura fusione del Likud con il nazionalismo-religioso dei coloni, per far breccia davvero – assieme a Bennett – nella stanza dei bottoni di Israele.

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