Cantone choc: elogio della delazione fiscale. Gli spioni come i pentiti

6 Mag 2015 18:44 - di Redazione

Sembra di ritornare indietro nel tempo o magari in un fotogramma del film La vita degli altri, spietata pellicola sui metodi invasivi della Stasi per spiare le “deviazioni” dei tedeschi dall’ortodossia del comuismo. Scacciamo per un attimo vecchi incubi e caliamoci nella politica di oggi. Soprpresa, certe parole ricorrono in modo inquietante  nella bocca di chi non ti aspetti, di Raffale Cantone. «Delazione non è una brutta parola», ha detto.

Cantone: “Delazione non è una brutta parola”

Ci vuole un grande sforzo per riprendersi dallo choc di questo “elogio della delazione” pronunciato dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, nel suo intervento al convegno della Luiss su “Whistleblowing, la prevenzione della corruzione”.  «Ora serve più coraggio da parte del legislatore – aggiunge – occorre forse sporcarsi un po’ le mani». Altro che sporcarsi le mani! Cantone sembra rivendicare come unica arma la denuncia nascosta, occulta del vicino di casa che ti spia e fa i conti in tasca se compri una vettura nuova, se ti arriva un mobile d’antiquariato, se indossi un abito nuovo o una pelliccia frutto solo di un’eredità. In merito ai metodi per combattere la corruzione, Cantone ha aggiunto infatti che «bisogna avere il coraggio di dare maggiore tutela e riservatezza a chi denuncia che però non deve rimanere un anonimo. Si devono rompere tabù un po’ come si è fatto in tema di collaboratori di giustizia».

 «Delazione? Sì, ma non chiamatela così»

Cantone sembra suggerire un vero e proprio metodo, una vera e propria equazione tra delazione fiscale e pentiti. Con un bizantinismo verbale parla di “protezione di chi denuncia” ma contemporaneamente non vuole l’anonimato: ma allora che riservatezza è? Ma, più in generale, ci chiediamo che Italia ci attende nell’era renziana di cui Cantone è espressione. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione ha concluso affermando che il sistema del “Whistleblowing” «non è una delazione, ma una doverosa assunzione di responsabilità da parte dei cittadini e l’obiettivo dell’Autorità che presiedo è quello di combattere la mentalità omertosa e indurre i cittadini a farsi parte diligente e denunciare gli illeciti». Ecco avanzare il “nuovo” Stato della elazione fiscale: tutti l’un contro l’altro armato, tutti impauriti e attenti a non apaprire sopra le righe rispetto alle ffrustrazioni altrui. Bel clima, non c’è che dire.

Commenti