Berlusconi e Fitto, round finale: «Fuori i traditori, gli elettori non perdonano»

16 Mag 2015 9:17 - di Franco Bianchini

Era il discorso più atteso di Silvio Berlusconi quello al Palafiere di Lecce, perché a distanza di poche ore dalle botte da orbi scambiate con Raffaele Fitto, con la coda dell’ennesimo scontro – «sei andato oltre, ti sei messo fuori», «no, hai sbagliato tu, basta insulti» – i video con i messaggi, gli attacchi sulle pagine Facebook, la conta dei presenti, le indiscrezioni apparse sui giornali (e le smentite). La curiosità è di capire se la strategia sia già delineata, come assicurano i fedelissimi, o se invece il Cavaliere navighi a vista, come sostengono gli avversari interni. Al di là degli inni, del “chi non salta comunista è”, delle strette di mano e degli applausi tipici dei comizi, è stato subito chiaro che Berlusconi stia sondando il terreno per andare oltre le regionali. E la sfida a Renzi viene lanciata proprio sui temi che sembravano messi un po’ in disparte. Il tutto dopo l’ennesimo round con protagonisti Berlusconi e Fitto.

Il Cav all’attacco di Equitalia

Il Cav mon punta tanto sulla questione immigrati, che sta caratterizzando la campagna di Salvini. Sul piatto, infatti. mette subito un tema-chiave: «Basta con Equitalia e basta con le troppe tasse, come quelle sulla famiglia e sulle imprese e sul lavoro. Si chiama equazione della libertà e porta più consumi e aumento dei posti di lavoro, significa addirittura più entrare nelle casse dell’erario per aiutare i cittadini che sono rimasti indietro», afferma, per poi aggiungere: «Voglio ringraziare le donne che fanno le mamme, il mestiere più duro. Il primo provvedimento che faremo, se torneremo, al governo sarà la pensione per le mamme».

La missione dei moderati

«La missione dei moderati è quella che l’Italia vada in mano ad una minoranza. Da qui alle prossime elezioni che avverranno al massimo tra due anni e mezzo. Il nostro impegno – incalza Berlusconi – è quello di convincere i nostri amici, familiari e conoscenti che sappiamo essere di sinistra ad andare a votare con intelligenza i moderati. Dobbiamo spiegare loro che dare voti ai piccoli significa non avere la maggioranza. I piccoli partiti, lo so per esperienza, non guardano mai all’interesse generale ma a quello dei piccoli leader».

«Non dimentichiamo che cos’è il comunismo»

«Ho avuto la ventura di conoscere a 12 anni un sacerdote russo che ci raccontò cos’era il comunismo – dice Berlusconi ripercorrendo un episodio della sua infanzia – Hanno sempre detto che il comunismo era la Gerusalemme celeste, ma se qualcuno si oppone, il comunismo, bene assoluto, gli chiede di far fuori chi si oppone al processo. Non è una possibilità, ma un dovere».

Tra Berlusconi e Fitto rispunta la parola “traditore”

Ed ecco un altro punto cruciale: il nuovo attacco a Fitto. «Mettere in campo un piccolo partito significa sottrarre voti al centrodestra. Non funziona chiamarsi lealisti o ricostruttori, in Italia chi vota contro i candidati del suo partito è chiamato traditore». Ma ne ha anche per altri “traditori”: «Al Senato il governo si regge su 32 senatori che hanno tradito il voto e il mandato elettorale e sono diventati la stampella di un governo di sinistra. E’ un sacrilegio democratico e tutta l’opposizione divisa non ha un leader in Parlamento perché il sottoscritto che è il leader del centrodestra è stato fatto fuori da una sentenza ignobile da chi non è riuscito ad eliminarlo per via politica». Fuori i “traditori”, quindi. Gli elettori non perdonano. E il centrodestra deve recuperare la credibilità perduta.

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