Atti osceni di fronte a due ragazze, assolto perché “malato di sesso”

20 Mag 2015 17:51 - di Redazione

Dipendenza sessuale“, una forma patologica e ossessiva che ha consentito ad un 63enne romano di essere assolto dall’accusa di atti osceni in luogo pubblico.
Una decisione presa dal Tribunale di Roma dopo che una perizia ha dichiarato l’imputato incapace di intendere e di volere proprio perchè “malato di sesso“.
Il fatto avvenne nell’aprile del 2012 a poca di distanza da piazzale Aldo Moro, sede dell’Università La Sapienza. Due studentesse vennero avvicinate dall’uomo, un ex-dipendente del Comune di Roma, che cominciò a fare atti osceni davanti.
Le due ragazze, due ventenni, ebbero la prontezza di avvisare i carabinieri che intervennero e bloccarono l’uomo. Il pensionato venne identificato e denunciato a piede libero poiché il reato di atti osceni, se non viene commesso davanti a minori, non prevede né l’arresto in flagranza né la possibilità di misure cautelari.
Nel processo celebrato davanti al Tribunale di Roma le due ragazze si sono costituite parte civile, chiedendo un risarcimento di venticinquemila euro a testa.
Durante il dibattimento il colpo di scena. L’avvocato Gianluca Arrighi, difensore del pensionato, ha prodotto in dibattimento una serie di certificazioni mediche che attestavano come l’uomo fosse in cura perché affetto da una patologia clinica denominata “ipersessualità” o “dipendenza sessuale“.

Sottoposto a perizia il pensionato è risultato malato di sesso

Arrighi ha quindi chiesto e ottenuto che venisse disposta una perizia psichiatrica. L’esito degli accertamenti peritali ha confermato la patologia, chiamata anche “sex addiction“, stabilendo che l’imputato, al momento dei fatti, non era capace di intendere e di volere.
Nella perizia viene detto che «la grave forma di dipendenza sessuale di cui soffre l’imputato comporta un disturbo bipolare con conseguenze invalidanti: masturbazione compulsiva, deterioramento delle relazioni sociali, opacità cognitiva e alterazione del sonno.
Tale dipendenza patologica induce il soggetto a una esistenza borderline, alla ricerca sempre più intensa di rapporti sessuali tendenti all’osceno o al perverso.
Nell’ipersessualismo il paziente subisce quindi una vera e propria ossessione per la sessualità che, nei casi più gravi, come quello in esame, può arrivare a escludere la capacità di intendere e di volere».
I giudici dunque hanno assolto l’imputato perché il reato «è stato commesso da persona non imputabile al momento dei fatti».

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