Arrestati due hacker, hanno attaccato i siti informatici di ministeri e di Expo

20 Mag 2015 12:23 - di Redazione

C’era anche il ministero della Difesa tra gli obiettivi degli hacker arrestati dalla polizia per gli attacchi ai sistemi informatici di infrastrutture critiche e siti istituzionali italiani. Due persone sono state poste agli arresti domiciliari e una denunciata per associazione per delinquere. L’accusa è danneggiamento di sistemi informatici, all’interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche, all’accesso abusivo a sistemi informatici, nonché alla detenzione e diffusione di codici di accesso a sistemi informatici.

Hacker, violati anche ai sisemi informatici delle Forze Armate

Agli attacchi ai sistemi informatici di ministero della Difesa, Forze Armate e di un altro ministero dedica ampio spazio il quotidiano Il Giornale con un articolo in prima pagina in cui si dice che l’assalto, in corso da un mese, non avrebbe riguardato tuttavia informazioni “topo secret” ma solo quelle “classificate”. L’ operazione della polizia – spiega una nota – ha «permesso di individuare una cellula criminale al vertice dell’attuale panorama hacktivista italiano, responsabile nel tempo di numerosi attacchi ai danni dei sistemi informatici di importanti infrastrutture critiche, siti istituzionali e di rilevanti realtà economiche del paese, da ultimo anche i sistemi informatici di Expo 2015 e del ministero della Difesa nell’ambito della campagna Antimilitarist (#2), con pubblicazione di un corposo leak di materiale proprio nella giornata» di martedì. Altre due persone sono state denunciate per favoreggiamento personale. Nel corso delle perquisizioni che hanno interessato diverse città del centro nord sono stati sequestrati numerosi personal computer e altri dispositivi utilizzati per commettere gli attacchi. «Le attività investigative – sottolinea la nota – sono state condotte con il fondamentale apporto dei Compartimenti regionali della polizia postale e delle comunicazioni della Lombardia, della Toscana e del Piemonte, nonché con il supporto operativo della personale della questura di Livorno e del servizio polizia scientifica. Determinante in tale contesto, è stato il ruolo del personale del Centro nazionale anticrimine informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni titolare delle indagini, impegnato per mesi in complesse attività tecniche sotto copertura finalizzate all’identificazione dei soggetti nascosti dietro fantasiosi nickname che agivano con la sicurezza garantita dai vari servizi di anonimizzazione».

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