Strage di cristiani, Gentiloni: fermiamo i terroristi anche con le armi

7 Apr 2015 10:24 - di Alessandra Danieli

Anche le armi per combattere il terrorismo. «Per contrastare il terrorismo è inevitabile il risvolto militare. Qualcuno potrà scandalizzarsi, ma questi gruppi vanno affrontati anche sul piano militare». Lo ha detto  il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervistato dal Corriere della Sera, a proposito delle continue stragi di cristiani nel mondo. «Non userò la parola combattere, altrimenti mi ritrovo nei panni del crociato…», ha aggiunto a commento delle parole di Papa Francesco.

Gentiloni e l’intervento militare

«C’è una gravissima minaccia nei confronti di tanti cristiani in diverse parti del mondo. E bisogna fare di più – ha detto Gentiloni –  da anni c’è un male europeo, quella miscela tra egoismo e ignavia che spinge a voltare lo sguardo dall’altra parte rispetto a ciò che accade oltre il nostro “piccolo mondo antico”. Per cui se proponi di intervenire contro il terrorismo fai un errore, se investi in attività di cooperazione e sostegno a favore dei profughi cristiani stai sprecando soldi, se adotti politiche di accoglienza agli immigrati compi una follia».

Il silenzio europeo

Gentiloni ha parlato di silenzio europeo di vent’anni fa «quando le truppe guidate da Ratko Mladic massacrarono ottomila bosniaci musulmani a Srebrenica. Ora la persecuzione dei cristiani ci interpella ancora più da vicino perché riguarda la nostra identità e le nostre radici. Dobbiamo fare di più. Non possiamo stare in silenzio. Anzi, occorre dire anche le cose come stanno». Facciamo parte di una coalizione militare anti Daesh impegnata soprattutto in Iraq e in Siria – ha aggiunto Gentiloni – ma in futuro si potrebbe valutare l’opportunità di contribuire al contrasto del terrorismo in Libia o di fenomeni come Boko Haram in Nigeria, per esempio. I carabinieri italiani sono impegnati in Somalia per contribuire alla formazione e all’addestramento delle forze armate locali che devono combattere proprio contro i responsabili della strage di Garissa. Insomma, c’è una dimensione militare».

Gli ospedali non bastano

Gentiloni torna poi sull’editoriale di Ernesto Galli della Loggia, che il 5 aprile sulle pagine del Corriere ha proposto che l’Italia costruisca ospedali, scuole e case per i profughi cristiani. «Potrei cavarmela dicendo che già lo facciamo – ha detto il ministro degli Esteri – ma dobbiamo sapere che l’Italia non sta facendo abbastanza perché le risorse messe a disposizione non sono all’altezza della civiltà che rappresentiamo». In passato ci sono stati interventi militari che hanno avuto esiti tutt’altro che risolutivi – ha dichiarato dai microfoni di Radio Anch’io  ma che anzi hanno aggravato la situazione. Tuttavia non stiamo parlando di nuove guerre o invasioni come quelle avvenuto in passato, ad esempio, in Iraq, ha precisato Gentiloni.

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