Reato di tortura, il dibattito s’infiamma. Ecco le posizioni in campo

8 Apr 2015 16:49 - di Priscilla Del Ninno

Scontro di fuoco sul reato di tortura. La sentenza con cui la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per le violenze della Polizia nella scuola Diaz di Genova ha riaperto il dibattito che sta alzando la temperatura della polemica politica, elevando al cubo il rischio della strumentalizzazione della discussione per delegittimare, o peggio ancora ancora colpevolizzare ad arte, le forze dell’ordine. Complice, naturalmente, il vuoto normativo che, se ne è tornati a parlare proprio in queste ore, potrebbe essere finalmente colmato: dopo anni di discussioni e confronti, tra proposte archiviate e norme naufragate, infatti, il ddl che introduce nell’ordinamento di casa nostra il reato di tortura è all’ordine del giorno dei lavori della Camera.

Reato di tortura: il punto

È da oltre vent’anni, dal lontano 1989, che in Parlamento esistono proposte di legge per l’introduzione del reato di tortura nella legislazione italiana. È solo negli ultimi due anni che c’è stata, però, un’accelerazione in materia, con una proposta di legge approvata dal Senato e che è all’esame dell’Aula della Camera dal 23 marzo scorso. Il provvedimento, rimaneggiato a più riprese e spesso oggetto di contrasti anche all’interno della stessa maggioranza, introduce di fatto il reato di tortura nell’ordinamento italiano che resta però un reato comune, punito con la reclusione da 4 a 10 anni, e che prevede un aggravante se il reato viene commesso da un pubblico ufficiale, che fa aumentare la pena dai 5 ai 12 anni. Un iter tormentato, quello del provvedimento, che dopo il via libera della Camera al testo, che potrebbe arrivare in tempi rapidi visto che è già all’odg dell’Aula, prevede il ritorno in Senato per una nuova approvazione delle parti modificate. Ecco, intanto, le posizioni di chi si oppone alla strumentalizzazione ideologica:

Reato di tortura: le posizioni in campo

1) Maurizio Gasparri, (FI) vicepresidente del Senato: «Bisogna prendere atto delle sentenze italiane e delle decisioni europee. Ma tutto ciò non deve servire per criminalizzare le forze dell’ordine che ogni giorno si sacrificano per tutelare la legalità e difendere i cittadini. Il Senato ha già votato l’introduzione anche in Italia del reato di tortura e nei prossimi giorni ci sarà il passaggio alla Camera. Si tratta, è bene precisarlo, di un reato che potrebbe interessare chiunque agisca con violenza inaudita. È vergognoso, quindi, che qualcuno colga questa occasione per delegittimare poliziotti e carabinieri che operano sempre con grande senso di responsabilità e che meriterebbero ben altro riconoscimento e sostegno».

2) Fabrizio Cicchitto (Ncd): «A Genova ci furono degli errori tragici, ma sono contrario a trarre delle conclusioni che portino all’identificazione dei poliziotti. Bisogna discutere nel merito del provvedimento alla Camera. Se mettiamo il termine “minaccia” dentro la tortura rischiamo di ampliarla a dismisura». «L’Europa – aggiunge l’esponente del Nuovo centrodestra – ci tira le orecchie non solo sulla tortura, ma anche sulla responsabilità civile dei giudici e sul degrado delle carceri. Il film va visto nel suo complesso».

3) Antonio De Poli, vicesegretario vicario Udc: «Durante il G8 di Genova vennero compiuti degli errori evidenti, e non solo da parte delle forze di polizia. Ciononostante, mi auguro che la condanna giunta dalla Corte Ue non spinga le forze parlamentari ad approvare un testo che ammannetti la divisa. Sono del tutto favorevole all’introduzione di una norma che contempli la tortura come reato penale , ma comprendo anche le riserve espressa dal Sap: no al furore ideologico».

4) Elio Vito, presidente della commissione Difesa della Camera (FI): «Il voto che la Camera darà nei prossimi giorni sull’introduzione nel nostro ordinamento del reato di tortura è stato impropriamente strumentalizzato, come troppo spesso purtroppo capita, contro le Forze dell’Ordine. È bene allora innanzitutto precisare che la proposta di legge configura la tortura come un reato comune e non come un reato proprio del pubblico ufficiale. È intollerabile utilizzare questa occasione per cercare di delegittimare ruolo, compito e lavoro di tutte le Forze dell’Ordine, che invece operano con grande professionalità e responsabilità, in condizioni di difficoltà, disagio e rischio e meritano quindi gratitudine e sostegno da parte di tutti ma soprattutto da parte di chi rappresenta le Istituzioni».

5) Mariastella Gelmini, vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera: «La verità processuale non coincide quasi mai con la realtà fattuale. Assumere questa sentenza come l’unica verità possibile sui comportamenti delle forze dell’ordine significa criminalizzare sempre e in ogni caso il loro comportamento».

6) Carlo Giovanardi, senatore di Ap: «Hanno perfettamente ragione i sindacati di polizia a temere una strumentalizzazione, già in corso, della decisione della Corte europea di Strasburgo. Spacciare infatti per tortura, come appare largamente propagandato sui media in queste ore, casi come quelli di Cucchi o Aldrovandi, stravolge completamente le finalità di una norma da introdurre nel codice penale su questo reato che deve indicare fattispecie chiare ed equilibrate».

7) Nicola Molteni, capogruppo del Carroccio in commissione Giustizia: «Sotto le false spoglie di una presunta norma di civiltà si nasconde un manifesto ideologico contro le forze dell’ordine. Per questo la Lega Nord voterà contro il reato di tortura. Il testo, così come configurato dal Senato e dalla commissione Giustizia della Camera, è ideologico e strumentale e configura un reato eccessivamente generico e indeterminato, usato come bandiera ideologica da tutti i partiti che oggi sono pregiudizialmente contro le forze dell’ordine».

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