Padoan: «Il Pil cresce e crescerà ancora». Ma ha fatto i conti con l’Istat?

21 Apr 2015 20:49 - di Redazione

«La crescita del Pil sarà dello 0,7% nel 2015 e poi dell’1,4% e dell’1,5%. Si tratta di previsioni prudenziali ma i primi dati sono incoraggianti». Lo dice in audizione sul Def il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan in versione ottimista che più ottimista non si può. In una giornata “particolare”, in cui l’Istat “smonta” la scenografia renziana su Def, tesoretto e fisco Padoan continua così: «Con il Def sosteniamo la ripresa – aggiunge – evitando l’aumento pressione fiscale» anche perché si è in presenza «di un deciso miglioramento del contesto». Ma di quale mondo parla?

Padoan fa l’ottimista ma…

«L’economia italiana è uscita dalla recessione», ha proseguito Carlo Padoan, aprendo poi in Senato il suo intervento sul Def davanti alle commissioni Bilancio congiunte. Peccato che gli italiani non se ne siano accorti. Ma Padoan fa i conti senza l’Istat, che ha smentito i tagli fiscali annunciati da Renzi. Il presidente dell’istituto di statistica, Giorgio Alleva, in audizione ha infatti raccontato tutta un’altra storia, numeri alla mano: «Il 15 ottobre dell’anno scorso, in conferenza stampa, dopo l’approvazione della legge Stabilità in consiglio dei ministri, Renzi annunciava un taglio di 18 miliardi alle tasse, oggi l’Istat conferma che nel documento di economia e finanze la pressione fiscale si mantiene, nel 2015, allo stesso livello del 2014 (43,5%)». Un’enormità.

L’Istat: le tasse rimarranno al 43,5%

Sembra un dialogo kafkiano tra annunci e smentite. Non solo. Padoan continua a fare “la cicala” proprio mentre oggi Corte dei Conti e Bankitalia suggeriscono a Renzi di non sprecare il tesoretto, ammesso che ci sia, aggiungiamo noi, visto che si tratta di previsioni puramente virtuali e che la “bibbia” economica, il Sole 24 Ore, lo ha definito “arma di distrazione di massa”.  Ma Padoan imperterrito prosegue: «Il Def conferma un netto cambiamento di marcia nella situazione economica e finanziaria del Paese». Insomma da dove arriva questo ottimismo?

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