Nepal, la Farnesina rintraccia 5 italiani. Altri cinque mancano all’appello

29 Apr 2015 13:52 - di Giulia Melodia
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Sono stati rintracciati cinque degli italiani che risultavano ancora dispersi in Nepal. A darne notizia è stato il ministero degli Esteri, precisando che quindi «al momento scende quindi a 5 il numero degli italiani che la Farnesina sta ancora cercando di contattare».

Le vittime potrebbero essere 10mila

Ma, a fronte di buone notizie che ancora continuano ad arrivare, si registrano anche tutte le difficoltà di fare fronte alla tragedia: le operazioni di soccorso si sconotrano con migliaia di impedimenti organizzativi e con difficoltà logistiche di ogni genere, e il governo locale è costretto ad ammettere che «non eravamo preparati», rilanciando le richieste di aiuto. Il ministro delle Finanze nepalese Ram Sharam Mahat ha ufficializzato in un comunicato la totale mancanza di riferimenti precisi in merito al bilancio catastrofico, e ha confermato che il numero delle vittime del sisma potrebbe salire fino a 10mila persone. Secondo le ultime cifre fornite dal Centro nazionale per le operazioni di emergenza, i morti ufficialmente accertati sono 5.057, ma nel caos del day after non si può ancora parlare di stime attendibili sui dispersi, anche in considerazione del fatto che molte zone montagnose risultano ancora isolate e di impossibile accesso per i soccorsi.

Ecco, per punti, cosa sta accadendo in Nepal

1) Rientrati in Italia i due savonesi. Sono rientrati in Italia dal Nepal con un volo dall’India Francesco Vesalici e Lucia Varaldo, i due ragazzi di Savona, coinvolti nel drammatico terremoto di qualche giorno fa. I due amici sono sbarcati a Milano ed hanno fatto ritorno a casa. «Rientrati, la mia sim italiana è in Nepal da qualche parte insieme al mio zaino», è il messaggio postato da Francesco su Facebook con una foto che lo ritrae sorridente. I due erano in Nepal da circa un mese come cooperanti dell’associazione onlus Finale for Nepal, e al momento del sisma erano a Tikapur, a seicento chilometri da Kathmandu. Non solo: dopo cinque giorni di paura ha finalmente rassicurato i suoi famigliari un piacentino che si trovava nel Nepal devastato dal terremoto, del quale per giorni nessuno era riuscito ad avere notizie. È Luciano Masera Sabba, 58 anni, dipendente della Provincia di Lodi, che era da tre settimane era in vacanza in Nepal e di cui è finalmente arrivata la sperata mail in cui l’uomo rassicura amici e parenti: «Sto bene».

2) I superstiti: un neonato e due giovani estratti vivi dalle macerie. Diverse persone, tra cui un neonato di quattro mesi, sono stati trovati ancora vivi martedì. Il piccolo sarebbe stato trovato nella sua abitazione crollata a Bhaktapur, una delle città storiche della valle di Kathmandu. Ora è all’ospedale con diverse ferite, ma è fuori pericolo. E ancora, un giovane di 28 anni, Rishi Khanal, è stato recuperato a Gongabu, alla periferia della capitale, da una squadra franco-nepalese, dopo 82 ore dalla tragedia. Mentre il quotidiano Republica oggi riferisce di un ventenne, John K.C., intrappolato al secondo piano di un hotel ed estratto vivo dai soccorritori della Armed Police Force (Apf) grazie all’aiuto di team da Cina e Turchia.

3) L’aiuto dell’India per l’evacuazione. Nell’ambito delle operazioni di soccorso per il sisma di sabato scorso, l’India ha contribuito all’evacuazione di 170 stranieri di 15 diverse nazioni dal Nepal con aerei commerciali e dell’aeronautica nazionale. Lo conferma. via Twitter, il ministero degli Esteri a New Delhi, in cui il portavoce ministeriale Vikas Swarup ha commentato quanto realizzato postando un semplice «Amici con necessità». L’aiuto ha riguardato, fra gli altri, 71 spagnoli, 22 polacchi, 20 cechi, dieci statunitensi ed altre persone provenienti da Germania, Francia, Gran Bretagna, Ucraina, Russia, Tanzania e Sudafrica.

4) Aeroporto Kathmandu in crisi, tensioni con l’India. L’eccessivo traffico aereo, un carente coordinamento e la lentezza delle operazioni a terra contribuiscono a mantenere l’aeroporto internazionale Tribhuvan di Kathmandu in uno stato di crisi permanente che nelle ultime ore ha portato anche ad una certa tensione fra il Nepal e l’India, molto presente nei soccorsi post-terremoto. Il quotidiano Hindustan Times di New Delhi sostiene in particolare che «la frustrazione indiana è dovuta al fatto che le autorità aeroportuali nepalesi non hanno concesso tempestivamente una clearance (autorizzazione) agli aerei cargo indiani e per il tempo che si perde una volta che questi sono atterrati». Il Nepal, tuttavia, addossa la colpa di quanto accaduto all’aeronautica militare indiana (Iaf). Il generale P.S. Bogati, che è il vice-responsabile del coordinamento delle operazioni nello scalo nepalese, ha detto al giornale che «vi sono due problemi principali. La Iaf non ci fa conoscere il programma dei suoi voli e passa una gran quantità di tempo sulla pista in un aeroporto che è già molto congestionato». Ma il generale J.S. Sandhu, a sua volta, responsabile del comitato di coordinamento degli aiuti indiani, ha criticato l’inefficienza della controparte nepalese, osservando anche che «finora noi discutevamo per ottenere le clearance per gli aerei con le autorità dell’aviazione civile nepalese, ma ora sembra che questa responsabilità sia stata assunta dall’esercito».

5) I team di soccorso stranieri. Oltre dieci team di soccorso stranieri, giunti a Kathmandu, stanno assistendo i militari nepalesi in una corsa contro il tempo per salvare i superstiti ancora intrappolati sotto gli edifici crollati nel sisma di sabato. I team stranieri, provenienti da India, Sri LankaCinaTurchiaOlandaPoloniaGermaniaFranciaIsraeleMalaysia e Giappone, sono dislocati nella valle di Kathmandu. Un team britannico è invece al lavoro nel distretto di Sindhupalchowk, il più colpito con un bilancio di 1.400 morti. I team medici di nove paesi sono invece impegnati nel trattamento dei feriti negli ospedali e nelle tendopoli.

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