Il Mediterraneo brucia, la flotta disarma e affonda. Renzi non parla

24 Apr 2015 10:37 - di Marco Valle
La Marina Militare

Nessuno o quasi lo dice, ma la Marina Militare italiana attraversa un momento di forte tensione. Di crisi. D’incertezza. A causa di costanti e stupidi tagli al bilancio alla Difesa, politiche miopi e — soprattutto — di una mancanza di visione strategica degli interessi nazionali, la nostra Marina oggi è al lumicino. La flotta affonda, non nelle acque scure di Lissa o di capo Matapam (sconfitte tremende ma attraversate da balugini d’orgoglio), ma nello stagno della commissione Difesa del Parlamento o nello studio umbertino della signora Pinotti in via XX° Settembre. Nel menefreghismo della politica.

Ecco come affonda la flotta

La flotta affonda nella ruggine e nel disinteresse dei più. Le squadre d’altura e costiere sono costituite per lo più da navi vecchie, terribilmente vecchie. Il tricolore sventola su unità logorate, con più o meno trent’anni d’anzianità: il Garibaldi, le fregate classe Grecale, i rifornitori di squadra, le San Giusto/ San Marco, le corvette non ce la fanno più. L’operatività è ormai ridotta al trenta per cento. Le missioni nazionali e internazionali diventano sempre più difficili da affrontare.

La flotta affonda nel naufragio del sistema Italia. L’obsolescenza della flotta è un dato inevitabile e la situazione è destinata a peggiorare. In mancanza di nuovi investimenti e di un progetto importante e lungimirante, presto la nostra Marina, come avverte Stato Maggiore Marina nel suo documento “Prospettive e orientamenti della MM per il periodo 2015-2025″ editato nell’autunno dello scorso anno, tra breve la flotta si contrarrà del 65 per cento. Entro il prossimo decennio la nostra Marina passerà dalle attuali 60 unità a 21, ovvero a dieci — considerando i cicli di manutenzione e le avarie — e perderà la capacità di operare con continuità e d’assolvere i suoi compiti nel Mediterraneo, nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano. Mari sempre più inquieti, pericolosi. Torbidi.

I nostri cantieri sono un’eccellenza italiana

Certo, vi sono novità. Nuovi vari. Certo, i nostri cantieri rappresentano ancora un’eccellenza italiana. Certo, il Cavour, i due caccia, le fregate Fremm, i sottomarini Aip sono ottime navi. Ma tutto ciò non basta. E non bastano neppure i programmi oggi previsti e finanziati — il completamento delle due Fremm previste, la costruzione di altri due sommergibili, di una nave di supporto polivalente, di un’unità logistica e di una anfibia. Numeri importanti ma insufficienti a fronte del disarmo (triste ma inevitabile) delle unità più anziane, un vera ecatombe navale.

Da qui l’urgenza di una scelta. Se vogliamo che l’Italia conti ancora qualcosa nel Mediterraneo e dintorni, pesi qualcosina nel gioco delle alleanze — un torneo pesante e impietoso, come ricordava il buon Hegel gli Stati sono mostri freddi — è necessario, urgente un programma navale straordinario — sull’esempio della legge navale del 1975 — per salvaguardare almeno una parte della nostra capacità marittima nazionale. I progetti, i piani, gli studi sono pronti da tempo. Gli ammiragli — malgrado le strambe campagne di reclutamento in inglese di questi mesi — non hanno perso del tutto la Trebisonda…

Ma soprattutto i cantieri italiani — un patrimonio di 25mila tecnici e operai specializzati — hanno la piena capacità produttiva e tecnologica per costruire 3/4 navi all’anno. Una vetrina importante per l’export militare — un segmento importante, vedi il successo delle commesse per l’Algeria e gli Emirati Arabi, ma poco sfruttato per motivi politici — da travasare in un domani ipotetico nel campo civile, generando ulteriori benefici per l’economia nazionale.

Manca, una volta di più, la volontà politica, una visione ampia e intelligente. Un goccio di coraggio. Un’idea dei rischi e dei vantaggi della geopolitica. Nei Settanta i governi democristiani — detestabili per molti aspetti, ma non ottusi — compresero l’importanza della questione e intervennero, investendo denari e mezzi sulla Marina militare. Con tutti i loro difetti, Andreotti, Moro e dintorni avevano chiara la centralità del Mare nostrum e agirono di conseguenza.

Oggi la signora Pinotti non si espone e tergiversa. Renzi se ne frega. L’opposizione pensa alle sue beghe interne. Il Mediterraneo brucia. La flotta affonda.

da http://www.destra.it/il-mediterraneo-brucia-e-la-flotta-disarma-e-affonda/

Commenti