Marchionne: «Partecipazione agli utili». Manterrà la promessa?

16 Apr 2015 20:13 - di Gioacchino Rossello

Lui, Sergio Marchionne, l’ha lasciato cadere così, come se nulla fosse, nel corso della conferenza stampa convocata ad Amsterdam, nuova sede del gruppo. Ma siccome è stato dibattuto per anni, nascosto e poi riemerso come un fiume carsico, il tema della partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende potrebbe trarre adesso nuova linfa proprio dalle sue parole. Perché quelle dell’ad di Fca sono davvero sembrate dichiarazioni sorprendenti. Da soppesare e da verificare parola per parola. Anche perché l’uomo non è nuovo ad una politica dell’annuncio cui poi non segue alcun fatto. E tuttavia,  a stare solo a quanto da lui dichiarato sembrerebbe proprio che l’uomo in pullover si sia voluto intestare una novità corposa. Ovvero che quel che è stato sperimentato con grande prudenza, ma con ottimi risultati in Germania e che da noi in Italia, solo per una evidente prevenzione ideologica, non è mai stato possibile incardinare nella perenne contesa tra capitale e lavoro, possa divenire adesso il terreno di confronto tra azienda e maestranze. Che sia possibile il confronto in luogo del conflitto.

Partecipazione agli utili

“Se gli obiettivi finali del piano saranno quelli attesi, e sono sicuro che lo saranno, tutti i nostri lavoratori in Italia avranno vantaggi economici di assoluto rilievo, che deriveranno direttamente dal loro lavoro e dal loro impegno”. I dipendenti italiani del colosso automobilistico, ha perciò annunciato l’ideatore della fusione tra Fiat e Chrysler,  parteciperanno ai risultati dell’azienda. In campo ci sarà perciò una nuova politica retributiva. Che sarebbe già stata illustrata, almeno in parte,  ai sindacati: “Questo nuovo sistema – ha spiegato Marchionne – rappresenta un significativo passo in avanti nel coinvolgimento delle persone per raggiungere i risultati del piano industriale”. Altro che significativo passo, diciamo noi. Se fosse vero anche solo in parte che al lavoratore finalmente viene riconosciuto il diritto a partecipare, pro quota, alla vita e agli utili dell’azienda si tratterebbe né più né meno che di una vera rivoluzione. Un modo di intendere e anche di incardinare il confronto sociale venendo a capo di una disputa che ha letteralmente squarciato il secolo scorso. E che porterebbe il lavoro, la dignità del lavoro, davvero al centro della società. La prudenza è d’obbligo. Attendiamo i fatti.

 

 

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