Primo Maggio, scintille tra feste: Taranto sfida “San Giovanni”

23 Apr 2015 19:21 - di Guido Liberati

Roma contro Taranto: il concertone del primo maggio di San Giovanni rischia di essere offuscato per la prima volta da una manifestazione alternativa. Inutilmente gli organizzatori del concertone romano, che quest’anno festeggia il venticinquennale, hanno cercato di minimizzare. «La rivalità è più una montatura. Ci siamo parlati, c’è grande cordialità, con Roy Paci (direttore artistico a Taranto, ndr) ci siamo fatti gli in bocca al lupo a vicenda». Massimo Bonelli, tra i curatori dell’appuntamento romano su incarico di Cgil-Cisl e Uil, getta acqua sul fuoco. Ma non troppo. La scaletta del concerto tarantino ha volti noti del primo maggio: Andrea Rivera, già presentatore del Concertone, i Velvet, Subsonica, Marlene Kuntz e Caparezza. «Abbiamo nomi diversi – dice Bonelli – loro hanno artisti come Caparezza, che sono già stati a Piazza San Giovanni, c’è una sorta di alternanza, anche se mi pare in quanto a cast che la bilancia forse propenda più dalla nostra parte». Prova a minimizzare anche Carmelo Barbagallo: «Il primo maggio ci sono iniziative in tutta Italia per la Festa dei lavoratori – dice il segretario della Uil – non capisco perché quella di Taranto sia enfatizzata come un’alternativa a quella di Roma, anche considerando che Puglia Sounds ha sponsorizzato a lungo il concertone».

Primo maggio: Taranto contro lo sponsor dell’Eni a San Giovanni

A proposito di sponsor, la rivalità c’è ed è feroce. Gli attivisti del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, che organizza il concerto del primo maggio a Taranto, hanno criticato la scelta dei sindacati confederali di accettare tra gli sponsor del concerto di Roma anche l’Eni. «Mentre a Taranto «don Prisutto – osservano gli attivisti – racconterà il dramma del “triangolo della morte” (Priolo, Augusta, Melilli) in Sicilia, dove la presenza del petrolchimico ha condizionato la vita di migliaia di famiglie, a Roma si ballerà anche grazie ai soldi dell’Eni». È grave, conclude il Comitato, di cui fanno parte anche lavoratori Ilva, «anche il fatto che si faccia pubblicità a una banca, la Unipol, anch’essa tra gli sponsor. Pur non volendo attribuire responsabilità specifiche alla citata banca – conclude la nota – riteniamo sia quantomeno inopportuno che si “attinga” a quel mondo bancario, che tanto male ha fatto alla classe media italiana».

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