Il grillino Di Majo: le coop lavano i soldi della mafia. Legacoop s’infuria

2 Apr 2015 14:46 - di Roberto Frulli

La premessa è d’obbligo: «Non siamo il nuovo partito delle Procure». Luigi Di Majo, esponente del Movimento 5 Stelle che gli ha regalato il ruolo e il prestigio di vicepresidente della Camera, mette subito le mani avanti. E marca le distanze con il Pd e Sel, i veri partiti delle Procure. «Siamo venuti a chiedere alla Procura di Napoli di mettere sotto i riflettori i rapporti fra cooperative, criminalità organizzata e fenomeni di corruzione», spiega Di Majo chiarendo i contorni del suo blitz semi-istituzionale negli uffici giudiziari partenopei dove ha incontrato i procuratori aggiunti di Napoli Alfonso D’Avino e Luigi Frunzio. La richiesta di Di Maio e, quindi, dell’M5S, è di chiedere l’istituzione di una Procura nazionale che si occupi dei fenomeni di corruzione». Ma non solo. L’incontro con i magistrati napoletani è anche l’occasione per presentare un esposto articolato che partendo dalla vicenda più recente, quella dell’arresto del sindaco di Ischia, il Pd Ferrandino punta ad accendere i riflettori su quello che M5s rietine sia un vero e proprio modello procedurale. Non per niente Di Majo lo esplicita sulla sua pagina Facebook: «Anche nello scandalo dell’arresto del sindaco di Ischia Ferrandino sono coinvolti una cooperativa rossa, un’organizzazione criminale e il Pd.

Di Majo: le coop cerniera fra mafia e politica corrotta

Ormai è uno schema che si ripete su ogni inchiesta legata alle grandi opere. Ormai non sono più casi isolati, questa è diventata un’associazione a delinquere di livello nazionale che si nutre di politici corrotti e soldi pubblici». E all’uscita dall’incontro, Di Majo rincara la dose: «In tutti i casi di corruzione degli ultimi anni sono coinvolti sempre una cooperativa, un’organizzazione mafiosa e politici corrotti (ultimamente sempre del Pd).  Noi crediamo che le cooperative siano diventate le lavatrici dei soldi sporchi della mafia, dove si occultano le tangenti per i corrotti.  I loro bilanci opachi sono “il porto delle nebbie” dei grandi appalti pubblici. Vogliamo combattere la mafia e la corruzione? Guardiamo nelle cooperative. Ci sono sempre gli stessi nomi nelle stesse inchieste.  Da oggi la procura verificherà questa questione. Se è vero che le cooperative sono la cerniera tra politica corrotta e mafie, abbiamo trovato il modo per fargli cadere il castello di carte». Una bordata micidiale che scatena l’ira delle coop.
«Vedo che il Signor Luigi Di Maio continua a farneticare su questioni che non conosce e delle quali dovrà rendere conto. Spero che almeno abbia il coraggio di non trincerarsi dietro l’immunità parlamentare – replica inviperito Mauro Lusetti, presidente di Legacoop – con le sue dichiarazioni, rilasciate anche dopo l’estemporanea visita alla Procura di Napoli, offende migliaia di soci e lavoratori, offende una storia, offende una parte importante del nostro Paese per meschini calcoli politici».

L’ira delle coop: Di Majo si sciacqui la bocca quando parla di noi

Lusetti è fuori di sé per le affermazioni di Di Majo. E promette battaglia non rinunciando all’ironia feroce contro l’esponente M5S: «le cooperative e i propri soci sono quelle che gestiscono in tutt’Italia i beni confiscati alle mafie, sono quelle che garantiscono a milioni di persone un lavoro e sono quelle che con la loro presenza capillare rappresentano un fattore di coesione sociale e di sviluppo. Il Signor Di Maio, anche per il suo ruolo istituzionale, dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di parlare di noi. Le scuse non bastano, ci dispiace dover dare del lavoro alla magistratura che ha cose ben più importanti di cui occuparsi, ma abbiamo denunciato il signor Di Maio per il cumulo di falsità e offese che ha scritto sulla sua pagina Facebook e che ha replicato oggi».
Ma Di Majo e l’M5S non sembrano disposti a mollare l’osso: «Capisco che il Pd sia preoccupato. Ogni volta che abbiamo denunciato, da Incalza in poi, gli scandali si sono verificati – rincara la dose il vicepresidente della Camera – Quello di Ischia non è un caso isolato ma vede coinvolti sempre gli stessi sistemi di cooperative, e sempre gli stessi personaggi. E’ inquietante la rete che si crea tra le stesse cooperative, dall’Expo al Mose di Venezia, all’inchiesta di Firenze a Mafia Capitale. E adesso sembra che si stia spostando in Puglia sempre con le stesse cooperative».

Di Majo: D’Alema ha una responsabilità politica enorme

Con grande sprezzo del pericolo, Di Majo stuzzica anche D’Alema: «D’Alema fa come il resto del Pd che attacca la magistratura ogni giorno. Hanno paura. Su D’Alema poi non devo aspettare le carte della Procura per addebitargli la responsabilità politica di come si è ridotto il paese negli ultimi venti anni durante i quali lui ha governato o comunque è stato al potere mentre l’Italia è diventata il paese più corrotto d’Europa».
Quanto alle intercettazioni che avrebbero tirato in ballo l’ex-premier, Di Majo è caustico e allusivo: «Per noi se un politico o un qualunque cittadino si comporta in maniera onesta non ci sono pericoli sul fatto che questo finisca sulla stampa. Se c’è qualcosa di male in quello che si fa è bene che si sappia. Non esiste solo la sanzione penale, ma anche quella morale e per i politici va applicata. Se in un’intercettazione non rilevante dal punto di vista processuale c’è un’atteggiamento immorale da parte di un politico oppure di un funzionario pubblico, è meglio che i cittadini lo sappiano. Prima ancora che i magistrati, la polizia o gli arresti deve arrivare la sanzione morale ed il cittadino deve essere nelle condizioni di sapere. In questo momento di crisi in cui ogni due ore e mezzo chiude un’impresa mi dovete spiegare perchè la priorità del governo Renzi sono le intercettazioni. Forse perchè gli stanno arrestando un politico ogni due-tre giorni».

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