Giustizia italiana: espone la Celtica e lo condannano a 20 giorni di galera

14 Apr 2015 19:06 - di Gioacchino Rossello

Ci sono cose che in Italia non si possono proprio fare. Può capitare di sparare, ammazzare, rubare, estorcere e, alla fine, magari farla franca. Ma se ti beccano con una croce Celtica, sono dolori. Un crimine che non resta certo impunito. Crollano i piloni delle autostrade e non trovi un colpevole neppure a pagarlo. Piazzi una bandiera con la Celtica e ti condannano. È l’Italia, signori. L’Italia della giustizia. Giustizia appena umiliata dai magistrati della corte europea di Strasburgo sul caso Contrada. Giustizia inflessibile e indirizzata nei confronti di un giovane simpatizzante di destra che, in occasione della presentazione del libro “Acca Larentia, quello che non e’ mai stato detto“, aveva esposto all’interno della Casa del mutilato, in piazza Dante a Teramo, una bandiera con la croce Celtica.

Espone la Celtica

Una scelta che e’ costata appunto ad un giovane simpatizzante di destra, Matteo Di Francesco, una condanna a venti giorni di reclusione, con sospensione della pena e non menzione nel casellario giudiziario, per istigazione all’odio razziale. Assolti, invece, per non aver commesso il fatto, tutti gli altri undici attivisti del movimento Forza Nuova, tra cui il coordinatore regionale Marco Forconi, che erano finiti a processo insieme a Di Francesco. I fatti contesti ai dodici imputati risalivano al 2011, quando durante la presentazione di un libro sull’attentato di via Acca Larentia, nel quale furono uccisi tre giovani militanti di destra, fu esposta una bandiera con la croce celtica. Ieri mattina lo stesso Di Francesco, ascoltato in aula, ha tranquillamente ammesso di essere stato lui ad esporre la bandiera, non ritenendo di commettere alcun reato. E proprio sulla genesi della croce celtica e sul suo significato si e’ basata la difesa degli imputati, che aveva chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati. Tutto inutile. La giustizia ha fatto il suo corso. E i giudici hanno stilato la loro sentenza. Evviva.

 

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