Edda, primogenita del Duce, moriva 20 anni fa. Simbolo della tragedia italiana

10 Apr 2015 8:00 - di Antonio Pannullo
Silvana Mangano nella parte di Edda Ciano

Venti anni fa, il 9 aprile 1995, moriva a 84 anni Edda Ciano, la primogenita dei cinque figli di Benito Mussolini. La sua tragica vicenda si inquadra nella tragedia più generale dell’Italia, del fascismo, di Mussolini. Si sposò all’età di venti anni, nel 1930, con il conte Gian Galeazzo Ciano, figlio dell’ammiraglio Costanzo. Le nozze segnarono in qualche modo l’irresistibile ascesa di Ciano, sia come diplomatico che come delfino di Mussolini. Edda era, a detta delle testimonianze, una bambina ribelle, un’adolescente viziata, una ragazza anticonformista. Ciano, come si ricorderà, fu fucilato a Verona per aver tradito Mussolini il 25 luglio 1943. Edda non perdonò, allora, né il padre né la madre. Solo molti anni dopo, in vecchiaia, si riconciliò con donna Rachele e con la memoria di papà Benito, ammettendo che aveva le sue ragioni. Edda era nata a Forlì, e fu registrata all’anagrafe come figlia illegittima di Benito Mussolini, che a quel tempo – in omaggio alla sua posizione anarchico socialista – non era sposato con Rachele Guidi. Dopo il matrimonio, Edda e Galeazzo viaggiarono per la carriera diplomatica di Ciano, per tornare a Roma nel 1939, quando Galeazzo fu nominato ministro degli Affari esteri. La coppia ebbe tre figli, Fabrizio, Raimonda e Marzio. Allo scoppio della guerra, affidò i bambini a una governante tedesca e andò sul fronte russo e poi in Albania col ruolo di crocerossina, dove la nave presso cui prestava servizio fu affondata. Tra l’altro, dopo l’annessione italiana dell’Albania, l’attuale città di Saranda prese il nome di Porto Edda, nome che conservò sino alla fine della guerra. Donna irrequieta ma coraggiosa e intraprendente, Edda ricevette la medaglia d’argento al Valor militare per la sua opera svolta a rischio della vita.

La vita di Edda cambiò il 25 luglio 1943

Ma il 25 luglio tutto precipitò, quando Ciano decise di votare l’ordine del giorno Grandi insieme ad altri 18 membri del Gran Consiglio del fascismo, aprendo di fatto la strada alla fine del fascismo e di Mussolini. Moltissimo è stato scritto su questa vicenda, e sulle motivazioni che spinsero Ciano a votare contro il suocero, assestando un colpo mortale al prestigio del duce e del fascismo. Edda, che si dice fosse la prediletta del padre, in quei giorni attraversò l’Italia con mezzi di fortuna ed ebbe numerosi scontri asprissimi con i genitori, ma non ci fu nulla da fare. Mussolini fu irremovibile, e i condannati dovettero essere giustiziati. Tra l’altro, va sottolineato che Ciano fu l’unico imputato a Verona a essere condannato all’unanimità: 9 a zero, mentre sugli altri condannati il giudizio di divise. Prima del processo di Verona, che si svolse alcuni mesi dopo i fatti, Ciano fuggì a Monaco di Baviera, seguendo l’esempio di Grandi e Bottai, che già si erano messi in salvo, ma successivamente fu consegnato all’Italia, dopo la richiesta di estradizione della Repubblica Sociale Italiana. Intanto Vittorio Mussolini, Alessandro Pavolini e Roberto Farinacci lanciavano durissime accuse contro i traditori venticinqueluglisti e in particolare contro Ciano. Che la sera prima dell’esecuzione firmò anche la domanda di grazia al duce, ma il documento non arrivò mai nelle sue mani, perché Pavolini lo fece respingere da un funzionario. Edda aveva anche concepito un piano per far evadere il marito, “Operazione conte”, al quale avrebbero dovuto partecipare ufficiali tedeschi, ma la cosa sfumò quando lo stesso Hitler lo venne a sapere. Subito dopo l’esecuzione, Edda fuggì con i figli in un convento in Svizzera, portando con sé i famosi diari del marito, che poi furono pubblicati per intervento di un corrispondente di guerra americano. Ovviamente nei diari non c’era assolutamente nulla di segreto, o di scomodo per il fascismo, nessuna “rivelazione”, insomma.

Edda dopo la guerra fu condannata a due anni di confino in un processo-farsa

Nell’agosto del 1945 il governo italiano chiede, ottenendola, l’estradizione per Edda e la condanna a due anni di confino a Lipari, con dei capi d’accusa grotteschi in uno dei processi-farsa di stampo ciellenista. Di cosa dovesse essere accusata Edda Mussolini, se non di essere la figlia di Benito, non è dato sapere. Dopo un anno, però, usufruisce dell’amnistia Togliatti e torna dai figli. Solo in età avanzata Edda concede alcune interviste in cui parla della sua vita, una delle quali registrata proprio a Villa Torlonia, dove abitò da bambina e dove dopo sposata andava tutte le domeniche a pranzo con la famiglia. Ha scritto anche alcuni libri autobiografici. È ovvio che la figura tragica di Edda ha colpito l’immaginario collettivo: a lei sono stati dedicati film, fiction, miniserie tv: è stata interpretata sullo schermo da Susan Sarandon , Silvana Mangano, Alessandra Martines. È sepolta a Livorno, accanto al marito Galeazzo. Pensiamo che il miglior epitaffio per lei fu ciò che disse il padre una volta: «Sono riuscito a sottomettere l’Italia, ma non sono mai riuscito a sottomettere mia figlia.».

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