Blitz nella notte contro la camorra: sgominato il clan Di Lauro

21 Apr 2015 8:54 - di Carlo Marini

I carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno arrestato 27 persone ritenute affiliate al clan Di Lauro di Secondigliano. Sono accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione e traffico internazionale di stupefacenti, aggravato dalla disponibilità di armi e dall’impiego di un minorenne. Documentata la gestione delle “piazze di spaccio” nei rioni Terzo Mondo e Berlingieri da parte del clan Di Lauro, dedito all’import di droga dalla Spagna. Nel corso delle indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, i militari dell’Arma hanno sequestrato 31 chilogrammi di cocaina. Sventato anche un omicidio all’estero e accertate numerose estorsioni a Secondigliano, nei confronti degli ambulanti del mercatino rionale. I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli.

La camorra e le primarie Pd

Le mani della camorra non risparmiano la politica napoletana. A Ercolano, nel febbraio scorso, da un’analisi del tesseramento del Partito democratico erano emersi molti nomi di persone legate a clan di camorra della zona. Da qui la scelta del 17 aprile scorso il circolo Pd di Ercolano, deciso dalla federazione provinciale napoletana del partito di Renzi.

Il 14 aprile l’ultima sentenza contro la camorra

Il 14 aprile scorso i giudici della IX sezione penale del Tribunale di Napoli hanno inflitto condanne per 350 anni circa al clan camorristico dei Polverino che operava sul territorio del Comune di Quarto Flegreo ed estendeva i propri tentacoli anche sui Comuni limitrofi. Per tutti i 23 imputati è stata riconosciuta l’accusa di affiliazione al clan camorristico. A conclusione del processo di primo grado – pm Ardituro e Del Gaudio – spiccano le pene inflitte agli esponenti di maggior rilievo del clan: Salvatore Liccardi, detto “Pataniello”, Giuseppe Perrotta, Fabio Allegro, Salvatore Cammarota e Ciro Manco tutti condannati a 30 anni di carcere. Per Nicola Imbriani condanna a 14 anni, come per l’imprenditore di pompe funebri, Attilio Cesarano. 10 anni di carcere per Castrese Paragliola, presidente della Quarto calcio, gestita dalla cossca e poi sequestrata dalla magistratura. Confermata la confisca di tutti i beni degli imputati.

 

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