Le 8 canzoni da mettere al bando per non irritare la Boldrini e la sinistra

10 Apr 2015 11:07 - di Girolamo Fragalà

Ricapitolando. Non si può pronunciare la parola zingaro per non incorrere nell’ira funesta della Boldrini e dei vendoliani. Ma non si può neppure dire rom se si generalizza. Magari, come qualcuno sta facendo su facebook, meglio chiamarli “diversamente cittadini”. Ma non si può nemmeno essere contro i matrimoni o le adozioni gay, altrimenti le associazioni omosessuali ti accusano di intolleranza. Al bando, quindi, tutto cià che non è considerato dalla sinistra politicamente corretto. E usiamo un bel bavaglio, anche quando si fischietta sotto la doccia un brano che offende le anime buone.

Ecco dunque le 8 canzoni che è vietato cantare:

1 – La prima è Zingaro di Umberto Tozzi, perché usare quel termine è un peccato mortale. Famoso è un passaggio del brano che fu un tormentone: «Zingaro voglio vivere come te / andare dove mi pare non come me / e quando trovi uno spiazzo nella città / montare la giostra e il disco di un anno fa»

2-La seconda, famosissima, è Zingara, la canzone interpretata a Sanremo da Bobby Solo e Iva Zanicchi, postata da Matteo Salvini sulla sua pagina facebook per ironizzare sul divieto impostogli dal web: «Prendi questa mano, zingara / dimmi pure che destino avrò / parla del mio amore».

3-La terza fa salire sul banco degli imputati Nicola Di Bari e – udite, udite – Nada, una artista notoriamente di sinistra. Lo scandalo è il brano Il cuore è uno zingaro. La strofa più nota:   «Che colpa ne ho / se il cuore è uno zingaro e va / catene non ha /il cuore è uno zingaro e va/ finché troverà / il prato più verde che c’è»

4-La quarta è Luca era gay, la canzone-scandalo di Povia, interpretata benissimo sempre sul palco di Sanremo e presa di mira da tutta la sinistra. Eppure era un brano non certo superficiale, con una storia scritta in modo perfetto sia come parole che come musica: «Luca era gay / e adesso sta con lei / Luca parla con il cuore in mano / Luca dice sono un altro uomo». E ancora: «Ma adesso sono padre / e sono innamorato / dell’unica donna / che io abbia mai amato».

5-La quinta è Stella Stai, di Umberto Tozzi, regina dell’estate del 1980, quando l’autore di Gloria era al massimo della carriera e dei dischi venduti. L’accenno alla parola gay c’è e non fu chiesto il permesso a nessuno per inserirla nel testo: «Stai stella stai / come lei / meno donna e un po’ gay / chi lo sa / tanto sei / la mia stella stella stai / corpo a forma di esse»

6-La sesta è Dio non c’è di Marco Masini, che diede parecchio ai “compagni” e non certo per un fatto religioso: «Cosa ci faccio in questa chiesa / io che non credo al tuo Gesù / con questo vuoto che mi pesa / adesso che non ci sei più / come facevi a fare il prete / fra comunisti».

7-La settima è Bella stronza, sempre di Marco Masini, e fece irritare molto le femministe. Un passaggio della canzone: «Bella stronza / che ti fai vedere in giro / per alberghi e ristoranti / con il culo sul Ferrari»

8-L’ottava, altro pezzo storico che negli anni Settanta finì processato in tv sempre dalle femministe, è Bella senz’anima di Riccardo Cocciante. «Adesso so chi sei / e non ci soffro più / e se verrai di là / te lo dimostrerò / e questa volta tu / te lo ricorderai / e adesso spogliati / come sai fare tu / ma non illuderti / io non ci casco più».

 

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